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Il Natale a Parigi inizia il 18 novembre: aprono il Mercatino di Natale, la ruota panoramica e la pista di ghiaccio

martedì 15 novembre 2011
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Parigi si prepara al Natale e il prossimo 18 novembre ci sarà l’inaugurazione ufficiale di tutte le attrazioni natalizie cittadine che, per il Comune di Parigi, dovrebbero attrarre 14 milioni di visitatori.
Sugli Champs-Elysées ci sarà il tradizionale Mercatino di Natale: i suoi 145 chalet di artigianato e gastronomia internazionale rimarranno aperti fino al 3 gennaio (dunque anche se salite a Parigi per il Capodanno 2012 li trovate) accompagnati da una bella ruota panoramica da cui ammirare la città illuminata a festa.
La novità del 2011 è la pista di pattinaggio sul ghiaccio allestita nel Villaggio di Natale, mentre il Grand Palais ospiterà un piccolo luna park con 50 attrazioni (dal 16 dicembre al 2 gennaio, il biglietto intero costa 15 euro).
Una grande ruota panoramica verrà montata in Place de la Concorde e rimarrà in funzione dalle 11 alle 24 (il biglietto intero costa 10 euro). Stesso prezzo per la mostra sull’ambiente “Il Pianeta è un regalo”, pensata per sensibilizzare turisti e parigini sulla delicatezza della Terra.

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Polinesia. Sogno possibile

giovedì 10 novembre 2011
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Dormire in piccoli hotel, camping o pensioni. Spostarsi tra le isole in traghetto. Guida alla vacanza "per tutti" negli atolli più cari del mondo.
Se è vero che gli eschimesi hanno decine di parole per descrivere la neve, viene da chiedersi se i polinesiani ne abbiano altrettante per definire le sfumature del loro mare. Celeste, turchese, azzurro, indaco, oltremare, cobalto, lapislazzulo... non c´è da meravigliarsi se la Polinesia francese abbia conquistato perfino rudi marinai e documentaristi come Folco Quilici. Sarà per il mito o per i racconti di chi c´è stato, fatto sta che questi atolli sono tra le destinazioni più sognate al mondo. Ma anche tra le più care. Eppure, con un po´ di intraprendenza, anche un´altra Polinesia è possibile.

Se cercate pacchetti low cost spostate lo sguardo dall´altro lato del mappamondo: questi atolli sono dispersi nel Pacifico, quindi già il viaggio costa come una settimana a Sharm el Sheik. Il punto è ottimizzare i costi e ridimensionare la spesa per il soggiorno. La Polinesia dista ventiquattr´ore di volo dall´Italia, quindi quindici giorni è il tempo di permanenza minimo per affrontare il viaggio (e le dodici ore di fuso). Ed è anche il tempo giusto per visitare tre isole, meglio se collegate via mare per evitare il costo, salato quanto il Pacifico, del biglietto AirTahiti. Si può cominciare da Tahiti, continuare nella verdissima Moorea, toccare la cerulea laguna di Bora Bora e terminare nella sperduta Maupiti. E soggiornare in piccoli hotel, camping o pensioni per spendere non più di 10mila franchi polinesiani al giorno (circa 80 euro).

TAHITI
È qui che ogni itinerario inizia, unico aeroporto internazionale e unica isola in cui respirare l´atmosfera della "vera" Polinesia - un mix di aria salmastra e fiori di tiare - che con le immagini dei dépliant non ha niente a che spartire: le spiagge non sono belle, la capitale, Papeete, nemmeno, eppure vale la pena fermarsi una giornata per andare a vedere la baia di Cook (set del film Gli ammutinati del Bounty) e il museo Gauguin, comprare perle nere al Marché de Pape´ete e ristorare il palato in una delle "roulotte con griglia" a place Vainete. Davanti al molo dove partono traghetti che in pochi minuti e franchi portano a Moorea (30 minuti, 8 euro).


MOOREA
È qui, finalmente, che si materializzano sotto gli occhi tutte le cose incredibili che sulla Polinesia raccontano: Moorea è un´isola che incanta, con le sue acque tanto trasparenti da poter contare le sfumature di colore d´ogni pesce fin dalla riva, le foreste di castagni arrampicate sul monte Mouaputa e le sabbie borotalcose. Tra le baie di Cook e Opunohu si trovano piccoli hotel (Les Tipaniers è spartano ma serve ottimi pasti; 120 e 60 euro), camping (da Nelson, posto tenda 8 euro) e pensioni (Motu Iti: in camerata a 15 euro). E poi, a Moorea, c´è sempre qualcosa da fare: con un motorino (30 euro al giorno da Albert, tel. 00689552110) si può percorrerne il perimetro in poche ore, passando per il villaggio di surfisti Atiha per poi virare verso la route des ananas e da lì su fino al Belvedere. Se è un cuore da Robinson Crusoe quello che vi batte in petto, gettatevi in acqua per arrivare a nuoto (non c´è altro modo) al piccolo motu di fronte a Haapiti e gioire per il pesce alla brace dello snack Moea. E poi, Moorea offre una delle esperienze più emozionanti che la Polinesia possa offrire: Michael Pool, esperto di mammiferi marini, guida uscite in barca per scorgere il soffio di una delle balene che, da luglio a ottobre, si fermano al largo dell´isola per svezzare i piccoli al sicuro dai predatori. L´emozione di galleggiare accanto a un enorme cetaceo col suo cucciolo vale da sola un viaggio fin qui.
 
BORA BORA
La nostalgia che assale lasciando Moorea durerà poco se siete diretti a Bora Bora, considerato l´atollo più bello al mondo. L´acqua della sua laguna ha colori e sfumature impossibili da raccontare, i tramonti dietro il monte Otemanu lasciano tracce indelebili nel cuore. Sebbene sia difficile scindere l´immagine di Bora Bora con l´idea di lusso, e sebbene le insenature più belle appartengano ai resort sui motu Tofari e Piti Aau (St. Regis e Four Season), è possibile avere una piccola fetta di paradiso per cifre modeste alloggiando in una pensione su Pointe Matira (75 euro da Robert&Tina, 68 euro al Novotel, 30 euro al Camping Village Pauline) e mangiando cocco e pollo (2/6 euro) nelle roulotte a Vaitape. Potete dedicarvi all´esplorazione della paradisiaca laguna fin dalle prime ore del mattino, dando da mangiare alle razze (120 euro l´affitto di una barca) o tentando la vera avventura: l´escursione fuori dal reef, dove si viene calati in acqua tra decine di squali, innocui anche se più grandi di quelli che popolano la laguna.

MAUPITI

Autentica, incontaminata, sabbia bianchissima e pochi turisti: la piccola Maupiti non offre nessuna avventura particolare se non l´insostenibile leggerezza del sentirsi lontani nello spazio e nel tempo. Ci si arriva via mare da Bora Bora, due ore di traversata tre volte a settimana. Niente bancomat, nessun resort di lusso, solo una striscia di sabbia circondata da giardini di corallo, una spiaggia - Tereia - che s´incendia al tramonto e una laguna che sembra una miniatura di quella della vicina Bora Bora, popolata da gigantesche mante. La natura detta il programma della giornata: se la marea lo consente ci si può spingere a piedi fino al motu Auira; se il Pacifico riposa si può fare snorkeling tra tartarughe e pesci farfalla. Ma l´avventura più bella è dormire in una pensioncina come Maupiti Village (bagno in comune, 50/80 euro in pensione completa) o Poe Iti (60 euro): raggiungibili solo in kayak, per sentirsi veramente liberi e soli al mondo. 
 
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Princess Pavilion, la nuova “attrazione” di Disneyland Paris

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Se escludiamo gli Studios, all’interno del parco Disneyland principale non sono state più aperte nuove attrazioni dopo Buzz Lightyear Laser Blast nel 2006. Ora invece possiamo dire che una novità c’è, almeno nel senso di una struttura stabile e una coda per accedere.
Tecnicamente non si tratta però propriamente di un’attrazione, e infatti non viene classificata come tale, comparendo infatti solo nella guida agli spettacoli. Si chiama Princess Pavilion e siamo nel campo del “meet and greet”, cioè l’incontro con i personaggi, filone sempre più istituzionalizzato e commercializzato.
Nel caso di Princess Pavilion si percorre una coda a spirale dentro la struttura circolare, arricchita da decorazioni ed elementi che richiamano il mondo delle fiabe, come la scarpetta di Cenerentola o la mela di Biancaneve. Una volta in cima, si viene indirizzati in una delle due nicchie presenti, dove ad attenderci ci sarà una principessa pronta a farsi una foto. In alternativa, c’è lì presente un fotografo del parco, e la foto si può successivamente acquistare per 15 euro.
La struttura è stata realizzata rubando la particina pedonale dell’attrazione “it’s a small world”, che si percorreva una volta scesi dalla barca. Quella del “meet and greet” è una tendenza più generale. Se prima era più frequente incontrare personaggi per il parco, ora ciascuno tende ad avere il suo palchetto, la sua zona più o meno tematizzata e i suoi orari.

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Leonardo da Vinci alla National gallery di Londra

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Londra non è solo Olimpiadi 2012! Le sue attrazioni brillano anche in questo ultimo scorcio di 2011 e ce lo dimostra la National gallery, che proprio oggi inaugura la mostra Leonardo da Vinci: Painter at the Court of Milan, che fino al 5 febbraio 2012 metterà in luce 90 opere del genio toscano, tra cui 9 dei suoi 15 dipinti.
Un vero evento per tutti gli appassionati delle opere di Leonardo. Una esposizione che è stata organizzata in 5 anni e grazie alla collaborazione di trenta musei e collezioni private sparsi per il globo. Pare che negli ultimi 500 anni mai tante opere del geniale pittore-inventore sono state riunite nello stesso luogo e se volete ammirarli, oltre a volare a Londra, dovrete prenotarvi (vengono ammessi solo 180 visitatori ogni ora) e pagare le 17 sterline di ticket.
Se la capitale inglese vi rimane fuori mano, potete sempre ripiegare sulla Reggia di Venaria a Torino: qui, dal 17 novembre al 29 gennaio 2012, sarà allestita la mostra Leonardo, il genio, il mito. I pezzi forti dell’esposizioni saranno l’Autoritratto e altri 21 suoi disegni autografi.

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Dall'Arizona al Sudafrica, 10 canyon da brivido

giovedì 27 ottobre 2011
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Dal classico dei classici, il Grand Canyon, ai vicini (americanamente parlando) slot canyon di Page. Ma non solo Arizona, lo spettacolo impagabile della gola che si palesa all'improvviso, sovvertendo l'equilibrio di un ambiente per ricrearne, magicamente, uno nuovo, fatto di contrasti, di luce e ombra, di acqua e deserto, si può trovare anche dietro casa, in Provenza. Oppure a Creta, ma anche nell'Africa Australe e alle Hawaii. Perfino nell'Australia che ha fama (statisticamente meritata) di essere il continente più piatto del pianeta. 
Ferite, fenditure, spaccature nella pietra (di solito arenaria) create dal lento ma costante scorrere di un fiume nel corso dei millenni. I canyon (o gole) sono un inno alla costanza e alla perseveranza di una singola goccia d'acqua che riesce a modellare la roccia. Nel mondo ce ne sono tantissimi: alcuni sono molto profondi ma larghi pochi metri (slot canyon) altri sono giganteschi e coperti di vegetazione tanto che solo da un elicottero è possibile comprenderne la reale natura. Alcuni devono la loro nascita solo ad un fiume, per altri è stata necessaria anche l'azione di un vulcano. Ma quali sono i più belli? Quelli che vi lasceranno senza fiato? Scopriamoli insieme: 

Le Gorges di Verdon, Francia. "Il più americano dei canyon del Vecchio continente" così lo definì lo speleologo Eduard Alfred Martel che per primo violò il segreto delle Gorges du Verdon agli inizi del Novecento. A 100 chilometri a nord ovest di Nizza, nell'Alta Provenza alle spalle di Cannes e Saint Tropez, tra il profumo della lavanda e del caprifoglio si apre "le gaz" ossia il grande vuoto come viene chiamato dagli alpinisti francesi. Una spaccatura nella terra lunga 20 chilometri e profonda 700 metri solcata dalle acque del fiume Verdon che l'ha creata nel corso dei millenni. Un paradiso verticale per chi ama il free climbing o la discesa in kayak. 

Grand Canyon, Stati Uniti. E' il canyon per antonomasia a cui tutti gli altri canyon si paragonano per sfruttare un po' della sua maestosità e popolarità. Un'immensa gola creata dal fiume Colorado nel nord dell'Arizona, che ha portato alla luce, come in un libro a cielo aperto, milioni di anni di storia attraverso i sedimenti sulla roccia. I numeri sono da capogiro: 446 chilometri di lunghezza e 1600 metri di profondità immersi in uno scenario semi desertico colora sabbia, arancio o rosso fuoco. Parte dell'area del canyon è gestita dagli indiani Hualapai e proprio nella zona del Grand Canyon West si trova lo
Skywalk a forma di ferro di cavallo che permette di ammirare il fiume Colorado mentre scorre sotto i vostri piedi un chilometro più in  basso. 

Colca Canyon, Perù. I tour partono solitamente da Arequipa, conosciuta anche come la Ciudad Blanca (la città bianca) per la pietra con cui sono costruite le abitazioni. Gli autobus si dirigono verso i piccoli villaggi di montagna di Chivay o Cabanaconde, alle due estremità dell'area di interesse, e da lì si può iniziare la visita ad una voragine più profonda del Grand Canyon: ilColca Canyon, nel sud del Perù. Con oltre 3mila metri di profondità, il Colca è una immensa valle andina creata dal fiume Colca che nasce nelle Ande e si tuffa nel Pacifico cambiando diverse volte nome da Majes a Camana. Tappa obbligatoria e imperdibile è il passo Cruz del Condor, dove i condor andini sfruttando le correnti termiche si librano nell'aria (i momenti più favorevoli sono la  mattina o nel tardo pomeriggio quando i condor cacciano).
 
Kings Canyon, Australia. Nel Red Centre, l'infinito deserto di terra rosso cupa, del Northern Territory, a circa 300 chilometri a nord-est del parco nazionale di Uluru-Kata Tjuta (quella della mitica Ayers Rock, simbolo di tutta l'Australia), si trova il Kings Canyon, una gola rocciosa profonda quasi 300 metri, una ferita nel Watarrka National Park. Per effettuare il giro ed ammirare il canyon dall'alto sono necessarie 4 ore e un'autonomia di almeno 6 chilometri nelle gambe soprattutto per affrontare l'inizio della camminata: una salita ripida definita Heartbreak Hill ossia collina da crepacuore. Attenzione, alcune zone sono considerate suolo sacro dagli aborigeni, quindi non avventuratevi nei "fuori pista".
 
 Antelope Canyon, Stati Uniti. In terra Navajo, vicino alla cittadina di Page, si trovnao gli slot canyon più belli del mondo: canyon a fessura, appunto, lunghi poche centinaia di metri, profondi anche meno, ma strettissimi, con la luce che filtra appena e in maniera diversa a seconda dell'ora, creando effetti particolarisismi sull'arenaria che assume imperdibili nuance di colore rosa-arancio. Il più famoso e facilmente accessibile è l'Antelope Canyon, suddiviso in Lower Antelope e l'Upper Antelope, entrambe formate dall'omonimo torrente stagionale che ancora adesso ne plasma le forme; d'altronde il nome navajo per indicare l'Upper Antelope è Tsé bighánílíní, che significa "Il luogo dove l'acqua scorre attraverso le rocce". Il luogo è talmente fotogenico che oltre alla visita standard, le guide Navajo propongono il "photographic tour": se nel giro normale si viene portati - da Page - con il pullman e si torna con lo stesso mezzo, nel photo tour si può rimanere, e scegliere una a caso tra le "corse di ritorno" successive: si beneficia di una consulenza extre di un pro-shooter locale, e soprattutto si rimane , in numero ristretto, nel canyon, per tutto il tempo che intercorre tra il ritorno verso Page di un gruppo e l'arrivo del successivo. 
 
Fish River Canyon, Namibia. Il Fish River oltre ad essere  il fiume più lungo della Namibia (solitamente secco durante l'estate) ha un'altra peculiarità: ha dato vita nel corso dei millenni a uno dei più grandi canyon del mondo, il Fish River Canyon  appunto. Lungo 160 chilometri e profondo 550 metri, fende la terra nel sud del paese nel Parco Nazionale omonimo, divenuto da poco una popolare destinazione per gli amanti del trekking. Esiste infatti la possibilità di percorrere in 5 giorni un tragitto di 86 chilometri, ma solo nella stagione secca perché fuori da questo periodo temporale il livello dell'acqua rende pericoloso l'attraversamento. Per cimentarsi nell'impresa occorre richiedere l'autorizzazione del Namibia Wildlife Resorts a Windhoek, inoltre visto che lungo il tragitto non troverete bar o punti di ristoro è necessario essere in buona forma fisica e avere una sufficiente scorta d'acqua.
 
Canyon del Sumidero, Messico. All'estremo sud del Messico, quasi al confine con il Guatemala, nella regione del Chiapas le bellezze naturali non mancano: la lussureggiante Selva Lacandona, i laghi di Montebello, le cascate di Misol-ha è il Canyon del Sumidero. Formatosi per una faglia risalente a milioni di anni fa e grazie allo scorrere inesorabile del fiume Grijalva, il Cañón del Sumidero è un parco nazionale ricco di grotte, cascate e strapiombi dalle forme curiose come il famoso "Arbol de Navidad", a forma di albero di Natale, appunto. Le barche per ammirare il canyon dal fiume partono da Chiapa de Corzo e arrivano alla diga di Chicoasen che ne delimita il confine a nord. 
  
 
Blyde River Canyon, Sudafrica. A nord dei monti Drakensberg, nella provincia sudafricana di Mpumalanga, i fiumi Blyde e Olifants hanno scavato l'altipiano di arenaria dando vita un solco nel terreno lungo 26 chilometri e profondo 800 metri: il Blyde River Canyon. La strada per raggiungerlo è tutto un programma: la Panorama Route dalla città di Gaskop. Nella prima parte della via da lontano si possono vedere le colline del parco Kruger. Una volta arrivati al canyon potrete costeggiarlo e fermarvi ad ammirare i due spot più famosi del luogo: la "God's Window" (la finestra di Dio) da cui, come suggerisce il nome, si gode di un panorama molto suggestivo, e le "Three Rondavels", ossia tre formazioni rocciose che ricordano le capanne dei popoli locali; proprio in corrispondenza delle Three Rondavels il canyon forma un lago. 

Waimea Canyon, Hawaii. E poteva mancare un Grand Canyon del Pacifico? Sul lato occidentale dell'isola hawaiana di Kauai il paesaggio si offre ai turisti in tutta la sua drammaticità e bellezza. Approssimativamente lungo 16 chilometri e profondo 900 metri ha una storia geologica diversa da tutti gli altri: Waimea ossia in hawaiano "acqua rossa", non deve la sua nascita unicamente all'erosione del suolo provocata dal fiume Waimea, ma anche al collasso del vulcano che creò l'isola stessa. Una meraviglia geologica perfettamente inserita in un contesto di caldere e terreni lavici tipici delle Hawaii. L'intera zona è protetta dal Koke'e State Park. Ci sono diversi punti da cui ammirare il panorama dalla strada principale, oppure potrete addentrarvi per i sentieri predisposti sia per principianti che per escursionisti esperti.
 
 
Le gole di Samaria, Grecia. Nel sud ovest dell'Isola di Creta, un piccolo fiume passando attraverso le Montagne Bianche (Lefká Óri) ha creato un canyon lungo 16 chilometri denominato Gole di Samaria. La particolarità di questo canyon è la possibilità di percorrere il letto del fiume su una passerella (il livello delle acque lo permette solo da maggio a metà ottobre) e poter godere così pienamente dell'effetto scenico di questo luogo divenuto Parco nazionale nel 1962. Un autobus collega l'inizio del percorso con la città di Chania (La Canea). Per percorrere i 18 chilometri che separano Omalos Xiloskalo da Agia Roumeli occorrono circa 6 ore durante le quali si passa attraverso una foresta di pini, il villaggio abbandonato di Samaria, ma soprattutto il luogo più famoso dell'intera gola subito dopo Samaria: le Porte di Ferro (Sideróportes).  

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Monte Bianco, un nuovo rifiugio a 3.800 metri

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Sono a buon punto i lavori per il completamento del nuovo rifugio del Gouter, che andrà a sostituire quello edificato nei pressi negli anni Sessanta. Situato sul versante francese del Monte Bianco, sulla via più frequentata dagli scalatori che salgono fino ai 4810 della cima, è stato riprogettato secondo principi di ecosostenibilità e di basso impatto paesaggistico e ambientale, a cominciare dai pannelli fotovoltaici che garantiscono il 20 per cento del fabbisogno di energia elettrica e l'80 di quella termica della struttura. La struttura, capace di ospitare fino a 120 persone si trova arroccata in modo spettacolare sul crinale del Gouter, e sarà ultimata entro l'estate prossima. Al momento, con i suoi 3.837 metri, può fregiarsi del titolo di cantiere più alto d'Europa.
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Bologna a ritmo di MAMbo

martedì 25 ottobre 2011
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Il museo di arte moderna - che si chiama proprio come il ballo latino americano - e il nuovo percorso culturale nel cuore più antico della città. Il vecchio macello trasformato in una cineteca e i negozi vintage. Alla scoperta del capoluogo emiliano, tra chiese-biblioteche, musei all'avanguardia. E un festival jazz tra i più importanti d'Italia. 
Bologna cambia la pelle ma non l'anima. Da sempre conservatore e trasformista, il capoluogo emiliano ha sottoposto piazze e strade a raffinati restyling, riscopre monumenti, inaugura ristoranti all'insegna del biologico, botteghe rétro, musei all'avanguardia e avvia inediti progetti culturali. Come il MAMbo, storico panificio trasformato in spazio espositivo aperto a design, musica, moda e teatro. O come Genus Bononiae - Musei nella Città, nuovo percorso attraverso il centro storico, che tocca otto edifici che nemmeno i bolognesi conoscevano, oggi diventati scenario di mostre ed eventi culturali
Lungo poco più di un chilometro, si snoda tra biblioteche, chiese e palazzi nobiliari fino a qualche anno fa quasi dimenticati e ora – dopo un restauro iniziato nel 2003 e costato 80 milioni di euro – tornati a nuova vita. In questo singolare museo diffuso urbano le strade cittadine sono diventate i corridoi, e i palazzi le sale di un gigantesco museo. Un itinerario breve che copre però un lungo arco temporale: dall'epoca paleocristiana ai primi del Novecento.
Da non perdere, in questo periodo, uno degli eventi più interessanti che animano la città, il Bologna Jazz Festival, dal 9 al 19 novembre: dieci giorni di concerti che si terranno non solo nei teatri, ma anche nei jazz club di Bologna e dintorni. Tra gli artisti che si esibiranno, The Manhattan Transfer, Pat Metheny in trio con Larry Grenadier e Bill Stewart, il Danish Trio, capitanato dal pianista Stefano Bollani.

GENUS BONONIAE, IL MUSEO DIFFUSO
Voluto da Fabio Roversi Monaco, presidente della Cassa di Risparmio di Bologna ed ex rettore dell'Università cittadina, e realizzato con la consulenza artistica di Philippe Daverio, Genus Bononiae (letteralmente, Stirpe Bolognese) ingloba chiese sconsacrate, cripte medievali, santuari barocchi ed ex residenze nobiliari rimasti inaccessibili al pubblico per moltissimo tempo. A cominciare dal Complesso di San Colombano (via Parigi 5), antichissimi edifici sacri quasi nascosti tra le case medievali. Grazie ai restauri, sono tornati alla luce una crocifissione parietale duecentesca, una cripta medievale e una sepoltura del XIII secolo. L'ex oratorio, che conserva splendidi affreschi di Francesco Albani, Lucio Massari, Domenichino, Francesco Brizio e Guido Reni, ora ospita la collezione di strumenti antichi del maestro Luigi Ferdinando Tagliavini: circa settanta pezzi tra clavicembali, spinette, pianoforti e clavicordi. Che, una volta al mese, vengono utilizzati trasformando San Colombano in una suggestiva sala da concerto.
  
Poco distante, in via Nazario Sauro, la chiesa sconsacrata di San Giorgio in Poggiale è stata riconvertita nella Biblioteca d'Arte e Storia dove consultare libri antichi, incunaboli, manoscritti, quotidiani della fine del XVIII secolo e un archivio fotografico con immagini bolognesi d'epoca. A Palazzo Fava, uno dei simboli della cultura storico-artistica bolognese affrescato al piano nobile dai giovani Carracci e appena restaurato, si ammirano le opere dei grandi artisti italiani del Novecento, come Giacomo Balla, Giuseppe Boccioni, Giorgio De Chirico, Mario Sironi e Giorgio Morandi. In via Clavature, il vicino complesso barocco di Santa Maria della Vita custodisce il Compianto del Cristo morto di Niccolò dell'Arca, quattrocentesco gruppo scultoreo in terracotta. Sono ancora in corso invece i restauri di Palazzo Pepoli Vecchio, destinato a diventare un museo di oltre seimila metri quadri dedicato alla storia di Bologna, dalla Felsina etrusca fino ai giorni nostri. Altre tappe del percorso sono la Chiesa di Santa Cristina, palcoscenico di numerosi concerti e sede della più importante scuola italiana di canto gregoriano, e la Casa Saraceni, bell'esempio del Rinascimento cittadino che ospiterà mostre d'arte temporanee. Infine, San Michele in Bosco, antico convento con belvedere sulla città, dove si visitano il dormitorio, la biblioteca del 1517, il chiostro ottagonale e l'antico refettorio.

SALUMERIE, CHE PASSIONE!
Tra le stradine del nuovo museo diffuso non si celano solo musei e monumenti. Questo è anche il regno di storiche gastronomie, trattorie che utilizzano i prodotti del vicino mercato alimentare del Quadrilatero e nuovi ristoranti. Qui ha appena aperto Alce Nero Caffè Bio, negozio-ristorante e caffetteria dello storico marchio del biologico italiano. Cibi organici cucinati con ricette creative da gustare nel primo locale d'Italia a essere certificato a "spreco zero": qui si riciclano i rifiuti, si risparmia energia, si recuperano gli alimenti in eccedenza. Nuovissima anche La Gourmeria, a pochi passi dalle due Torri, un mix tra negozio di delikatessen, takeaway a cinque stelle e locale per buongustai. Da non perdere, la degustazione di tre tipi di ostriche con burro alle erbe, tabasco e salsa al pepe rosa, e il gran crudo di pesci e crostacei con soia e zenzero. Piatti della tradizione preparati con Presidi Slow Food e prodotti dop del mercato per Bistrò 18, frequentatissimo locale dello chef Marcello Leoni, che vanno dai classici tortellini in brodo di gallina e cappone alla gramigna con salsiccia e basilico.

Per acquisti golosi, tappa d'obbligo la Salumeria Simoni, dove si trovano formaggi locali, la mortadella artigianale e il salame rosa tipico di Bologna, tutti firmati da Pasquini, uno degli ultimi produttori della città. Alle spalle della storica salumeria si allarga piazza Maggiore, salotto di Bologna. Qui si affacciano il Palazzo del Podestà con la duecentesca Torre dell'Arengo, il trecentesco Palazzo dei Notai e quello Comunale che ingloba tre costruzioni – Palazzo delle Biade, del Senato, del Cardinale Legato –, la bronzea Fontana di Nettuno, realizzata da Giambologna nella seconda metà del Cinquecento. E sempre qui, nel Palazzo d'Accursio, c'è la Sala della Borsa, oggi trasformata in una fornitissima biblioteca multimediale dove si leggono testi elettronici guardando, sotto il pavimento di cristallo, i resti della città romana del II secolo a.C. Poco lontano svettano le due torri, degli Asinelli e la Garisenda, emblema della Bologna medievale. Un pezzo di città destinato a cambiare ancora, almeno stando al programma del comune di interventi sull'arredo urbano e sulla viabilità che prevede, entro quest'anno, la pedonalizzazione di via Zamboni, la trasformazione di via Orefici in un viale alberato e la valorizzazione dello straordinario sistema di portici – ben 38 chilometri che ne fanno il percorso urbano coperto più lungo del mondo – per il quale Bologna richiederà il riconoscimento dell'Unesco.

VINTAGE STYLE
Chi cerca oggetti dal sapore rétro, qui non ha che l'imbarazzo della scelta. Il capoluogo emiliano è il paradiso del vintage. Da Bàlevin si trovano occhiali da sole, borse e abiti dagli Anni 50 agli 80, pezzi d'arredo di modernariato, vecchie Polaroid e cimeli di tecnostalgia, dai computer datati ai giradischi. È il vintage restyling la specialità di Chiara e Sara, le stiliste che nel loro atelier-negozio in Via San Vitale, Sumo, trasformano tessuti e modelli datati in originalissimi capi. Bologna vanta anche uno dei più celebri mercati vintage d'Italia, quello della Montagnola: qui si possono trovare abiti da sera, maglioncini d'angora Anni 60, cappottini, cappelli, scialli Anni 70, stivali a punta tonda Anni 80 e storiche borsette Chanel. La zona intorno alla Montagnola è uno dei simboli della nuova Bologna. Un tempo qui si concentrava l'area industriale della città: opifici, manifatture, mattatoi oggi riconvertiti in spazi culturali. Così la vecchia manifattura Tabacchi e l'ex macello sono diventati la Manifattura delle Arti con la Cineteca, sale cinematografiche, laboratori e biblioteche; la cartiera dismessa ospita il Dipartimento di Scienze della Comunicazione e l'ex Forno del Pane è diventato il MAMbo, Museo d'Arte Moderna con una collezione permanente che ripercorre la storia dell'arte italiana dagli Anni 50 a oggi.

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fonte: sole24ore viaggi 
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