Idee per un weekend nell'affascinante area marina dell'estremo Nord-est. Tra memorie del passaggio del grande scrittore, edifici storici e boreto. Il posto piaceva molto a Pier Paolo Pasolini: un "casone" (le umili abitazioni dei pescatori, in legno e canne palustri, intessute secondo una tecnica antichissima) piantato in mezzo alla laguna, circondato dall'acqua, isolato e fuori dal mondo. Lo scrittore e regista se ne era innamorato così tanto (è detto di Mota Safon) da girarci alcune scene della Medea (nel 1969). Qui era solito rilassarsi, dopo essere stato a fare un giro in barca, anche se, pare, soffrisse il mal di mare. Qui si fermava a leggere o a pensare, avvolto dal silenzio, persistente e penetrante, quasi sacro, interrotto solo dal volo di un gabbiano.
Pasolini amava molto la laguna gradese (da cui affiorano lingue di sabbia, isole e isolette), le reti dei pescatori mollemente lasciate ad asciugare, così come amava la cittadina di Grado. Aveva scritto (La Lunga Strada di Sabbia): «Grado è a due passi, appena oltre Aquileia, oltre il nuovo sottile ponte, piatto tra le piatte isole, la piatta acqua lagunare. Il grigio-azzurro del suo cielo e il verde dei suoi alberi friulani, il vermiglio e il cobalto attutiti del suo porticciolo, e l'oro dei capelli della sua gioventù, ne fanno un luogo dell'anima».
Si dice, però, che non amasse molto mangiare il Boreto, il piatto della tradizione (piatto povero della cucina dei pescatori), una zuppa di pesce fatta di orate, cefali, palombi che non si erano venduti al mercato (perché magari mangiucchiati dai granchi), pepe nero, aglio e olio, rigorosamente di semi. Per i gradesi doc è, invece, insuperabile, tanto che da anni ormai, l'autunno da queste parti è nel segno del Boreto a la Graisana (alla gradese). Per tutto il mese di ottobre e novembre il famoso piatto diventa il protagonista dell'omonima rassegna gastronomica, un grande kermesse che vede tutti i ristoranti del castrum
, ovvero di quelli all'interno o adiacenti le antiche mura della città lagunare e della laguna cimentarsi nelle varie reinterpretazioni di questa pietanza antica (le origini riportano indietro a molti secoli fa, già prima della grande avventura di Cristoforo Colombo, in quanto non è cucinato con il pomodoro, segno che ancora non si conosceva questo ortaggio), caratterizzata da pochi ingredienti e da una semplice preparazione.Pasolini amava molto la laguna gradese (da cui affiorano lingue di sabbia, isole e isolette), le reti dei pescatori mollemente lasciate ad asciugare, così come amava la cittadina di Grado. Aveva scritto (La Lunga Strada di Sabbia): «Grado è a due passi, appena oltre Aquileia, oltre il nuovo sottile ponte, piatto tra le piatte isole, la piatta acqua lagunare. Il grigio-azzurro del suo cielo e il verde dei suoi alberi friulani, il vermiglio e il cobalto attutiti del suo porticciolo, e l'oro dei capelli della sua gioventù, ne fanno un luogo dell'anima».
Si dice, però, che non amasse molto mangiare il Boreto, il piatto della tradizione (piatto povero della cucina dei pescatori), una zuppa di pesce fatta di orate, cefali, palombi che non si erano venduti al mercato (perché magari mangiucchiati dai granchi), pepe nero, aglio e olio, rigorosamente di semi. Per i gradesi doc è, invece, insuperabile, tanto che da anni ormai, l'autunno da queste parti è nel segno del Boreto a la Graisana (alla gradese). Per tutto il mese di ottobre e novembre il famoso piatto diventa il protagonista dell'omonima rassegna gastronomica, un grande kermesse che vede tutti i ristoranti del castrum
Per assaggiare il boreto cucinato ancora alla "maniera della nonna", accompagnato da polenta bianca e tramandato di generazione in generazione, si deve andare al ristorante "Ai Ciodi", proprio sulla isola di Anfora, poco distante di quella di Pasolini (oggi trasformato in un "casone museo" dall'Associazione Graisani de Palù). Il ristorante è raggiungibile solo via acqua (si può prendere un taxiboat dal porticciolo, eleganti e pure coperti per riparare dal vento) ma ne vale la pena: Cristiano Tognon prepara questa bontà gastronomica come i suoi nonni, nella pentola pesante (oltre 3 chili) chiamata "laveso", interamente in ghisa per mantenere il calore.
Dall'acqua alla terraferma. Grado affascina anche per il centro storico (sorge in corrispondenza dell'antico Castrum Romano), un intricato intreccio di strette viuzze, piazzette che ricordano i campielli veneziani e piccole arcate che si tendono tra le abitazioni, dove spesso Pasolini passeggiava mano nella mano con la Callas, tra le graziose case con i camini in pietra arenaria e di mattoni che si ergono imperiosi sui tetti rossi. La soprano aveva interpretato Medea, un fatto straordinario se si pensa ai costanti rifiuti che la cantante aveva espresso di fronte alle tante richieste di molti altri registi famosi. Ed invece con il grande intellettuale nacque un'affettuosa amicizia.
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fonte: repubblica viaggi
fonte: repubblica viaggi
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