Il museo di arte moderna - che si chiama proprio come il ballo latino americano - e il nuovo percorso culturale nel cuore più antico della città. Il vecchio macello trasformato in una cineteca e i negozi vintage. Alla scoperta del capoluogo emiliano, tra chiese-biblioteche, musei all'avanguardia. E un festival jazz tra i più importanti d'Italia.
Lungo poco più di un chilometro, si snoda tra
biblioteche,
chiese e
palazzi nobiliari
fino a qualche anno fa quasi dimenticati e ora – dopo un restauro
iniziato nel 2003 e costato 80 milioni di euro – tornati a nuova vita.
In questo singolare museo diffuso urbano le strade cittadine sono
diventate i corridoi, e i palazzi le sale di un gigantesco museo. Un
itinerario breve che copre però un lungo arco temporale: dall'epoca
paleocristiana ai primi del Novecento.
Da non perdere, in questo periodo, uno degli eventi più interessanti che animano la città, il
Bologna Jazz Festival,
dal 9 al 19 novembre: dieci giorni di concerti che si terranno non solo
nei teatri, ma anche nei jazz club di Bologna e dintorni. Tra gli
artisti che si esibiranno,
The Manhattan Transfer,
Pat Metheny in trio con Larry Grenadier e Bill Stewart, il
Danish Trio, capitanato dal pianista
Stefano Bollani.
Poco distante, in via Nazario Sauro, la
chiesa sconsacrata di San Giorgio in Poggiale è stata riconvertita nella
Biblioteca d'Arte e Storia
dove consultare libri antichi, incunaboli, manoscritti, quotidiani
della fine del XVIII secolo e un archivio fotografico con immagini
bolognesi d'epoca. A
Palazzo Fava,
uno dei simboli della cultura storico-artistica bolognese affrescato al
piano nobile dai giovani Carracci e appena restaurato, si ammirano le
opere dei grandi artisti italiani del Novecento, come
Giacomo Balla,
Giuseppe Boccioni,
Giorgio De Chirico,
Mario Sironi e
Giorgio Morandi. In via Clavature, il vicino complesso barocco di
Santa Maria della Vita custodisce il
Compianto del Cristo morto di
Niccolò dell'Arca, quattrocentesco gruppo scultoreo in terracotta. Sono ancora in corso invece i restauri di
Palazzo Pepoli Vecchio,
destinato a diventare un museo di oltre seimila metri quadri dedicato
alla storia di Bologna, dalla Felsina etrusca fino ai giorni nostri.
Altre tappe del percorso sono la
Chiesa di Santa Cristina, palcoscenico di
numerosi concerti e s
ede della più importante scuola italiana di canto gregoriano, e la
Casa Saraceni, bell'esempio del Rinascimento cittadino che ospiterà mostre d'arte temporanee. Infine,
San Michele in Bosco,
antico convento con belvedere sulla città, dove si visitano il
dormitorio, la biblioteca del 1517, il chiostro ottagonale e l'antico
refettorio.
SALUMERIE, CHE PASSIONE!
Tra le stradine del nuovo museo diffuso non si celano solo musei e monumenti. Questo è anche il regno di
storiche gastronomie, trattorie che utilizzano i prodotti del vicino mercato alimentare del Quadrilatero e nuovi ristoranti. Qui ha appena aperto
Alce Nero Caffè Bio, negozio-ristorante e caffetteria dello storico marchio del biologico italiano.
Cibi organici
cucinati con ricette creative da gustare nel primo locale d'Italia a
essere certificato a "spreco zero": qui si riciclano i rifiuti, si
risparmia energia, si recuperano gli alimenti in eccedenza. Nuovissima
anche
La Gourmeria,
a pochi passi dalle due Torri, un mix tra negozio di delikatessen,
takeaway a cinque stelle e locale per buongustai. Da non perdere, la
degustazione di tre tipi di ostriche con burro alle erbe, tabasco e salsa al pepe rosa, e il
gran crudo di pesci e crostacei con soia e zenzero. Piatti della tradizione preparati con Presidi Slow Food e prodotti dop del mercato per
Bistrò 18,
frequentatissimo locale dello chef Marcello Leoni, che vanno dai
classici tortellini in brodo di gallina e cappone alla gramigna con
salsiccia e basilico.
Per acquisti golosi, tappa d'obbligo la
Salumeria Simoni, dove si trovano formaggi locali, la mortadella artigianale e il salame rosa tipico di Bologna, tutti firmati da
Pasquini, uno degli ultimi produttori della città. Alle spalle della storica salumeria si allarga
piazza Maggiore, salotto di Bologna. Qui si affacciano il
Palazzo del Podestà con la duecentesca
Torre dell'Arengo, il trecentesco
Palazzo dei Notai e
quello Comunale che ingloba tre costruzioni –
Palazzo delle Biade, del Senato, del Cardinale Legato –, la bronzea
Fontana di Nettuno, realizzata da Giambologna nella seconda metà del Cinquecento. E sempre qui, nel
Palazzo d'Accursio, c'è la
Sala della Borsa,
oggi trasformata in una fornitissima biblioteca multimediale dove si
leggono testi elettronici guardando, sotto il pavimento di cristallo, i
resti della città romana del II secolo a.C. Poco lontano svettano le
due torri,
degli Asinelli e la
Garisenda,
emblema della Bologna medievale. Un pezzo di città destinato a cambiare
ancora, almeno stando al programma del comune di interventi sull'arredo
urbano e sulla viabilità che prevede, entro quest'anno, la
pedonalizzazione di via Zamboni, la trasformazione di via Orefici in un
viale alberato e la valorizzazione dello straordinario sistema di
portici – ben 38 chilometri che ne fanno il percorso urbano coperto più
lungo del mondo – per il quale Bologna richiederà il riconoscimento
dell'Unesco.
VINTAGE STYLE
Chi cerca oggetti dal sapore rétro, qui non ha che l'imbarazzo della scelta. Il capoluogo emiliano è il
paradiso del vintage. Da
Bàlevin
si trovano occhiali da sole, borse e abiti dagli Anni 50 agli 80, pezzi
d'arredo di modernariato, vecchie Polaroid e cimeli di tecnostalgia,
dai computer datati ai giradischi. È il vintage restyling la specialità
di Chiara e Sara, le stiliste che nel loro atelier-negozio in Via San
Vitale,
Sumo, trasformano tessuti e modelli datati in
originalissimi capi. Bologna vanta anche
uno dei più celebri mercati vintage d'Italia, quello della
Montagnola:
qui si possono trovare abiti da sera, maglioncini d'angora Anni 60,
cappottini, cappelli, scialli Anni 70, stivali a punta tonda Anni 80 e
storiche borsette Chanel. La zona intorno alla
Montagnola
è uno dei simboli della nuova Bologna. Un tempo qui si concentrava
l'area industriale della città: opifici, manifatture, mattatoi oggi
riconvertiti in spazi culturali. Così la vecchia manifattura Tabacchi e
l'ex macello sono diventati la
Manifattura delle Arti
con la Cineteca, sale cinematografiche, laboratori e biblioteche; la
cartiera dismessa ospita il Dipartimento di Scienze della Comunicazione e
l'ex Forno del Pane è diventato il
MAMbo, Museo d'Arte Moderna con una collezione permanente che ripercorre la storia dell'arte italiana dagli Anni 50 a oggi.