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Sotto il sole della Riviera Maya, Yucatan

domenica 24 aprile 2011
Cancún.Un'isola lunga 23 chilometri, separata dalla terraferma da due canali che collegano il mare con un ampio sistema di lagune, alla fine degli Anni 60 si trasformò in un incrocio tra Las Vegas e una New York tropicale: mega alberghi a cinque stelle, resort esclusivi, centri commerciali, 500 ristoranti, discoteche, torri panoramiche e acquari. Cancún conserva oggi alcune delle più belle spiagge di tutto il Caribe, una teoria di baie di sabbia candida, tranquille e riparate a nord, battute dal vento e adatte al surf a est. Come Playa Tortugas, al km 6,500 del litorale, dalle acque trasparenti e poco profonde con una piattaforma da vertigini per il bungee, il salto con l'elastico. E come Playa Delfines, al km 18, dove il mare è turchese e la vista spazia su tutto il Mar dei Caraibi.

 Fuori Cancún si allunga la Costa Azzurra messicana, la Riviera Maya: 135 chilometri di costa – il mare a sinistra, la giungla a destra – e in mezzo una strada che punta decisa a sud, la carretera 307. Basta qualche chilometro per dimenticare gli alberghi stile tempio maya e la vegetazione addomesticata di Cancún e infilarsi in una rete di sentieri, nascosti dalla foresta, che portano a baie ancora selvagge, affacciate su una spettacolare barriera corallina, la seconda al mondo dopo quella australiana. Tappa d'obbligo è Playa del Carmen. La cittadina si raccoglie tutta intorno a una strada, la Quinta Avenida, che corre parallela alla spiaggia per 2 chilometri ed è gremita di negozietti e artigiani, di ristoranti e locali. E la sua atmosfera latin-chic e rilassata arriva fino alle spiagge, sia a quelle affollate e attrezzate, come Playa Mamitas, con piscina, ombrelloni, sdraio, campi da beach volley, ristorante, bar e dj che si alternano alla console, celebre anche per le sue sfilate di moda on the beach, sia a quelle più selvagge, amate dagli snorkeler e dai nudisti, come Chunzubul.

I Caraibi allo stato puro se ne stanno un po' più a sud, a Xpu-Ha e ad Akumal. La prima è una collana di sette piccole baie con il reef che si avvicina alla costa e si popola di pesci tropicali, spugne, gorgonie e pinnagialla. Ad Akumal, invece, si danno appuntamento le tartarughe che, tra aprile e ottobre, nuotano a pochi metri dalla riva e, di notte, risalgono il bagnasciuga per deporre le uova. Ripresa la 307 si scivola ancora a sud, fino alla più suggestiva spiaggia dello Yucatán: Tulum, una striscia di sabbia candida lunga 10 chilometri dove si affaccia, aggrappata a uno scuro sperone roccioso, l'unica acropoli maya sul mare. Il momento migliore per arrivarci è al tramonto, quando le rovine di El Castillo e del Tempio del Dio Discendente (la misteriosa divinità a testa in giù) si tingono d'oro alla luce dell'ultimo sole.  

Se la Riviera Maya è colonia di turisti, gli yucatechi preferiscono i lidi dall'altro lato della penisola, affacciato sul Golfo del Messico. Come Celestún, una manciata di bianche spiagge attorno a un porticciolo di pescatori a nord di Campeche. Da qui partono le barche che s'inoltrano nell'oasi naturale di Celestún, groviglio di lagune dove l'acqua dolce si mescola a quella del mare e il cielo si colora di rosa al passaggio degli stormi di fenicotteri.

fonte: viaggi24.ilsole24ore

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