Dal futuristico parco di Calatrava, che ha ovviato al perenne problema degli allagamenti, alle bellezze del centro storico. Scorci e assaggi da assaporare in un weekend. Anche a basso costo.
Se avete intenzione di trascorrere un weekend a Valencia, c'è solo una cosa che non dovete fare. L'abbonamento ai mezzi di trasporto. La terza città della Spagna in ordine di grandezza si gira tranquillamente a piedi. E, anzi, si apprezza in tutto il suo fascino solo facendo una passeggiata dal Barrio del Carmen al Centro Histórico sud, fermandosi magari in Calle de Caballeros a bere un bicchiere di vino "tinto" al Jan Jaume, il cui bar di legno era un tempo il bancone di una farmacia.
Arrivati in città (dall'aeroporto ci vogliono 15 minuti di metropolitana), godetevi l'imbarazzo della scelta: ostelli della gioventù pitturati in modo eccentrico, pensioni stile anni 50, alberghi con balconi barocchi che affacciano sulle viuzze centrali. Mangiare senza spendere una fortuna non è un problema a Valencia. In Carrer del Moro Zeit, al Bar Pilar per pochi euro si possono gustare le succosissime cozze locali ("clóchinas") che qui usa mangiare gettando i gusci direttamente sotto il bancone, mentre El Molinón è il paradiso delle tapas. Ma al di là dei vantaggi economici ed enogastronomici, Valencia merita una visita in quanto città genuinamente moderna, capace di sorprendere il turista con il connubio perfetto tra pensiero avanguardistico e spirito di autoconservazione. Per mantenere intatta la bellezza della città i valenciani hanno fatto un patto col diavolo, o meglio col Turia, il fiume che fino al 1957 attraversava Valencia per 9 km.
Dopo l'ennesima inondazione, l'amministrazione decise quell'anno di deviare il suo corso e trasformare il letto del corso d'acqua in un parco. Oggi quei 9 km sono uno dei polmoni verdi cittadini più grandi d'Europa e attraversarli in bicicletta è uno dei piaceri imperdibili di una vacanza da queste parti. Tra campi da gioco, giardini fioriti, statue e fontane, alle estremità dell'antico letto del Rìo Turia si trovano la Città delle Arti e della Scienza, progettata dal genio di Santiago Calatrava, e il Bioparc, uno zoo dove l'habitat degli animali è stato ricostruito abilmente. La "Ciudad de las Artes y las Ciencias" è di una bellezza imponente: andateci di giorno, in bicicletta, per apprezzare i profili nitidi e surreali delle strutture che la compongono.
E poi tornateci di sera, magari a gustare un drink in uno dei bar allestiti intorno all'Oceanogràfic, un acquario sufficiente a riempire 15 piscine olimpioniche. In entrambi i casi vi sentirete lontani dal presente, immersi nello stile architettonico che le città avranno fra 50 anni. A Valencia, che ha dato i natali all'architetto ideatore Calatrava, è stato concesso di sperimentare in anticipo sul resto del mondo la struttura delle città di domani. Giardini acquatici, cupole come scheletri di balena, porticati che sembrano foreste di marmo.
Come in una poesia di Baudelaire, gli elementi della natura si fondono con le metafore del pensiero e danno forma alle sensazioni, catapultando il visitatore in una dimensione dove tutto è stimolo per il cervello. Valencia è una città interessante sotto molti punti di vista, ricca di stimoli culturali, verde, economica, efficiente. Non ha molto da invidiare alle "rivali" Madrid e Barcellona e compensa ogni eventuale divario col fatto di essere più vivibile e a misura d'uomo. Prima di lasciarla, concedetevi un pomeriggio di ozio a Las Arenas, la passeggiata sul mare meta di pellegrinaggio per gli amanti della "paella".
La valenciana è a base di verdure e pollo ed è ottima, ma gli spagnoli amano molto anche quella ai frutti di mare. Il ristorante La Pepica è uno dei primi che si incontra in passeggiata: qui veniva a mangiare Ernest Hemingway quando ancora il locale era un baracchino sul mare e qui vengono ancora gli "aficionados" della cucina spagnola verace. Alle pareti si possono vedere le padelle dove i cuochi fanno mantecare il riso. Alcune raggiungono i due metri di diametro. Impossibile guardarle senza sentire un moto di simpatia per questa città così completa, al tempo stesso futuristica e tradizionale.
La valenciana è a base di verdure e pollo ed è ottima, ma gli spagnoli amano molto anche quella ai frutti di mare. Il ristorante La Pepica è uno dei primi che si incontra in passeggiata: qui veniva a mangiare Ernest Hemingway quando ancora il locale era un baracchino sul mare e qui vengono ancora gli "aficionados" della cucina spagnola verace. Alle pareti si possono vedere le padelle dove i cuochi fanno mantecare il riso. Alcune raggiungono i due metri di diametro. Impossibile guardarle senza sentire un moto di simpatia per questa città così completa, al tempo stesso futuristica e tradizionale.
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fonte: repubblica viaggi
fonte: repubblica viaggi
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