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Il Natale a Parigi inizia il 18 novembre: aprono il Mercatino di Natale, la ruota panoramica e la pista di ghiaccio

martedì 15 novembre 2011
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Parigi si prepara al Natale e il prossimo 18 novembre ci sarà l’inaugurazione ufficiale di tutte le attrazioni natalizie cittadine che, per il Comune di Parigi, dovrebbero attrarre 14 milioni di visitatori.
Sugli Champs-Elysées ci sarà il tradizionale Mercatino di Natale: i suoi 145 chalet di artigianato e gastronomia internazionale rimarranno aperti fino al 3 gennaio (dunque anche se salite a Parigi per il Capodanno 2012 li trovate) accompagnati da una bella ruota panoramica da cui ammirare la città illuminata a festa.
La novità del 2011 è la pista di pattinaggio sul ghiaccio allestita nel Villaggio di Natale, mentre il Grand Palais ospiterà un piccolo luna park con 50 attrazioni (dal 16 dicembre al 2 gennaio, il biglietto intero costa 15 euro).
Una grande ruota panoramica verrà montata in Place de la Concorde e rimarrà in funzione dalle 11 alle 24 (il biglietto intero costa 10 euro). Stesso prezzo per la mostra sull’ambiente “Il Pianeta è un regalo”, pensata per sensibilizzare turisti e parigini sulla delicatezza della Terra.

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fonte: travelblog
 
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Polinesia. Sogno possibile

giovedì 10 novembre 2011
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Dormire in piccoli hotel, camping o pensioni. Spostarsi tra le isole in traghetto. Guida alla vacanza "per tutti" negli atolli più cari del mondo.
Se è vero che gli eschimesi hanno decine di parole per descrivere la neve, viene da chiedersi se i polinesiani ne abbiano altrettante per definire le sfumature del loro mare. Celeste, turchese, azzurro, indaco, oltremare, cobalto, lapislazzulo... non c´è da meravigliarsi se la Polinesia francese abbia conquistato perfino rudi marinai e documentaristi come Folco Quilici. Sarà per il mito o per i racconti di chi c´è stato, fatto sta che questi atolli sono tra le destinazioni più sognate al mondo. Ma anche tra le più care. Eppure, con un po´ di intraprendenza, anche un´altra Polinesia è possibile.

Se cercate pacchetti low cost spostate lo sguardo dall´altro lato del mappamondo: questi atolli sono dispersi nel Pacifico, quindi già il viaggio costa come una settimana a Sharm el Sheik. Il punto è ottimizzare i costi e ridimensionare la spesa per il soggiorno. La Polinesia dista ventiquattr´ore di volo dall´Italia, quindi quindici giorni è il tempo di permanenza minimo per affrontare il viaggio (e le dodici ore di fuso). Ed è anche il tempo giusto per visitare tre isole, meglio se collegate via mare per evitare il costo, salato quanto il Pacifico, del biglietto AirTahiti. Si può cominciare da Tahiti, continuare nella verdissima Moorea, toccare la cerulea laguna di Bora Bora e terminare nella sperduta Maupiti. E soggiornare in piccoli hotel, camping o pensioni per spendere non più di 10mila franchi polinesiani al giorno (circa 80 euro).

TAHITI
È qui che ogni itinerario inizia, unico aeroporto internazionale e unica isola in cui respirare l´atmosfera della "vera" Polinesia - un mix di aria salmastra e fiori di tiare - che con le immagini dei dépliant non ha niente a che spartire: le spiagge non sono belle, la capitale, Papeete, nemmeno, eppure vale la pena fermarsi una giornata per andare a vedere la baia di Cook (set del film Gli ammutinati del Bounty) e il museo Gauguin, comprare perle nere al Marché de Pape´ete e ristorare il palato in una delle "roulotte con griglia" a place Vainete. Davanti al molo dove partono traghetti che in pochi minuti e franchi portano a Moorea (30 minuti, 8 euro).


MOOREA
È qui, finalmente, che si materializzano sotto gli occhi tutte le cose incredibili che sulla Polinesia raccontano: Moorea è un´isola che incanta, con le sue acque tanto trasparenti da poter contare le sfumature di colore d´ogni pesce fin dalla riva, le foreste di castagni arrampicate sul monte Mouaputa e le sabbie borotalcose. Tra le baie di Cook e Opunohu si trovano piccoli hotel (Les Tipaniers è spartano ma serve ottimi pasti; 120 e 60 euro), camping (da Nelson, posto tenda 8 euro) e pensioni (Motu Iti: in camerata a 15 euro). E poi, a Moorea, c´è sempre qualcosa da fare: con un motorino (30 euro al giorno da Albert, tel. 00689552110) si può percorrerne il perimetro in poche ore, passando per il villaggio di surfisti Atiha per poi virare verso la route des ananas e da lì su fino al Belvedere. Se è un cuore da Robinson Crusoe quello che vi batte in petto, gettatevi in acqua per arrivare a nuoto (non c´è altro modo) al piccolo motu di fronte a Haapiti e gioire per il pesce alla brace dello snack Moea. E poi, Moorea offre una delle esperienze più emozionanti che la Polinesia possa offrire: Michael Pool, esperto di mammiferi marini, guida uscite in barca per scorgere il soffio di una delle balene che, da luglio a ottobre, si fermano al largo dell´isola per svezzare i piccoli al sicuro dai predatori. L´emozione di galleggiare accanto a un enorme cetaceo col suo cucciolo vale da sola un viaggio fin qui.
 
BORA BORA
La nostalgia che assale lasciando Moorea durerà poco se siete diretti a Bora Bora, considerato l´atollo più bello al mondo. L´acqua della sua laguna ha colori e sfumature impossibili da raccontare, i tramonti dietro il monte Otemanu lasciano tracce indelebili nel cuore. Sebbene sia difficile scindere l´immagine di Bora Bora con l´idea di lusso, e sebbene le insenature più belle appartengano ai resort sui motu Tofari e Piti Aau (St. Regis e Four Season), è possibile avere una piccola fetta di paradiso per cifre modeste alloggiando in una pensione su Pointe Matira (75 euro da Robert&Tina, 68 euro al Novotel, 30 euro al Camping Village Pauline) e mangiando cocco e pollo (2/6 euro) nelle roulotte a Vaitape. Potete dedicarvi all´esplorazione della paradisiaca laguna fin dalle prime ore del mattino, dando da mangiare alle razze (120 euro l´affitto di una barca) o tentando la vera avventura: l´escursione fuori dal reef, dove si viene calati in acqua tra decine di squali, innocui anche se più grandi di quelli che popolano la laguna.

MAUPITI

Autentica, incontaminata, sabbia bianchissima e pochi turisti: la piccola Maupiti non offre nessuna avventura particolare se non l´insostenibile leggerezza del sentirsi lontani nello spazio e nel tempo. Ci si arriva via mare da Bora Bora, due ore di traversata tre volte a settimana. Niente bancomat, nessun resort di lusso, solo una striscia di sabbia circondata da giardini di corallo, una spiaggia - Tereia - che s´incendia al tramonto e una laguna che sembra una miniatura di quella della vicina Bora Bora, popolata da gigantesche mante. La natura detta il programma della giornata: se la marea lo consente ci si può spingere a piedi fino al motu Auira; se il Pacifico riposa si può fare snorkeling tra tartarughe e pesci farfalla. Ma l´avventura più bella è dormire in una pensioncina come Maupiti Village (bagno in comune, 50/80 euro in pensione completa) o Poe Iti (60 euro): raggiungibili solo in kayak, per sentirsi veramente liberi e soli al mondo. 
 
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Princess Pavilion, la nuova “attrazione” di Disneyland Paris

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Se escludiamo gli Studios, all’interno del parco Disneyland principale non sono state più aperte nuove attrazioni dopo Buzz Lightyear Laser Blast nel 2006. Ora invece possiamo dire che una novità c’è, almeno nel senso di una struttura stabile e una coda per accedere.
Tecnicamente non si tratta però propriamente di un’attrazione, e infatti non viene classificata come tale, comparendo infatti solo nella guida agli spettacoli. Si chiama Princess Pavilion e siamo nel campo del “meet and greet”, cioè l’incontro con i personaggi, filone sempre più istituzionalizzato e commercializzato.
Nel caso di Princess Pavilion si percorre una coda a spirale dentro la struttura circolare, arricchita da decorazioni ed elementi che richiamano il mondo delle fiabe, come la scarpetta di Cenerentola o la mela di Biancaneve. Una volta in cima, si viene indirizzati in una delle due nicchie presenti, dove ad attenderci ci sarà una principessa pronta a farsi una foto. In alternativa, c’è lì presente un fotografo del parco, e la foto si può successivamente acquistare per 15 euro.
La struttura è stata realizzata rubando la particina pedonale dell’attrazione “it’s a small world”, che si percorreva una volta scesi dalla barca. Quella del “meet and greet” è una tendenza più generale. Se prima era più frequente incontrare personaggi per il parco, ora ciascuno tende ad avere il suo palchetto, la sua zona più o meno tematizzata e i suoi orari.

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Leonardo da Vinci alla National gallery di Londra

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Londra non è solo Olimpiadi 2012! Le sue attrazioni brillano anche in questo ultimo scorcio di 2011 e ce lo dimostra la National gallery, che proprio oggi inaugura la mostra Leonardo da Vinci: Painter at the Court of Milan, che fino al 5 febbraio 2012 metterà in luce 90 opere del genio toscano, tra cui 9 dei suoi 15 dipinti.
Un vero evento per tutti gli appassionati delle opere di Leonardo. Una esposizione che è stata organizzata in 5 anni e grazie alla collaborazione di trenta musei e collezioni private sparsi per il globo. Pare che negli ultimi 500 anni mai tante opere del geniale pittore-inventore sono state riunite nello stesso luogo e se volete ammirarli, oltre a volare a Londra, dovrete prenotarvi (vengono ammessi solo 180 visitatori ogni ora) e pagare le 17 sterline di ticket.
Se la capitale inglese vi rimane fuori mano, potete sempre ripiegare sulla Reggia di Venaria a Torino: qui, dal 17 novembre al 29 gennaio 2012, sarà allestita la mostra Leonardo, il genio, il mito. I pezzi forti dell’esposizioni saranno l’Autoritratto e altri 21 suoi disegni autografi.

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Dall'Arizona al Sudafrica, 10 canyon da brivido

giovedì 27 ottobre 2011
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Dal classico dei classici, il Grand Canyon, ai vicini (americanamente parlando) slot canyon di Page. Ma non solo Arizona, lo spettacolo impagabile della gola che si palesa all'improvviso, sovvertendo l'equilibrio di un ambiente per ricrearne, magicamente, uno nuovo, fatto di contrasti, di luce e ombra, di acqua e deserto, si può trovare anche dietro casa, in Provenza. Oppure a Creta, ma anche nell'Africa Australe e alle Hawaii. Perfino nell'Australia che ha fama (statisticamente meritata) di essere il continente più piatto del pianeta. 
Ferite, fenditure, spaccature nella pietra (di solito arenaria) create dal lento ma costante scorrere di un fiume nel corso dei millenni. I canyon (o gole) sono un inno alla costanza e alla perseveranza di una singola goccia d'acqua che riesce a modellare la roccia. Nel mondo ce ne sono tantissimi: alcuni sono molto profondi ma larghi pochi metri (slot canyon) altri sono giganteschi e coperti di vegetazione tanto che solo da un elicottero è possibile comprenderne la reale natura. Alcuni devono la loro nascita solo ad un fiume, per altri è stata necessaria anche l'azione di un vulcano. Ma quali sono i più belli? Quelli che vi lasceranno senza fiato? Scopriamoli insieme: 

Le Gorges di Verdon, Francia. "Il più americano dei canyon del Vecchio continente" così lo definì lo speleologo Eduard Alfred Martel che per primo violò il segreto delle Gorges du Verdon agli inizi del Novecento. A 100 chilometri a nord ovest di Nizza, nell'Alta Provenza alle spalle di Cannes e Saint Tropez, tra il profumo della lavanda e del caprifoglio si apre "le gaz" ossia il grande vuoto come viene chiamato dagli alpinisti francesi. Una spaccatura nella terra lunga 20 chilometri e profonda 700 metri solcata dalle acque del fiume Verdon che l'ha creata nel corso dei millenni. Un paradiso verticale per chi ama il free climbing o la discesa in kayak. 

Grand Canyon, Stati Uniti. E' il canyon per antonomasia a cui tutti gli altri canyon si paragonano per sfruttare un po' della sua maestosità e popolarità. Un'immensa gola creata dal fiume Colorado nel nord dell'Arizona, che ha portato alla luce, come in un libro a cielo aperto, milioni di anni di storia attraverso i sedimenti sulla roccia. I numeri sono da capogiro: 446 chilometri di lunghezza e 1600 metri di profondità immersi in uno scenario semi desertico colora sabbia, arancio o rosso fuoco. Parte dell'area del canyon è gestita dagli indiani Hualapai e proprio nella zona del Grand Canyon West si trova lo
Skywalk a forma di ferro di cavallo che permette di ammirare il fiume Colorado mentre scorre sotto i vostri piedi un chilometro più in  basso. 

Colca Canyon, Perù. I tour partono solitamente da Arequipa, conosciuta anche come la Ciudad Blanca (la città bianca) per la pietra con cui sono costruite le abitazioni. Gli autobus si dirigono verso i piccoli villaggi di montagna di Chivay o Cabanaconde, alle due estremità dell'area di interesse, e da lì si può iniziare la visita ad una voragine più profonda del Grand Canyon: ilColca Canyon, nel sud del Perù. Con oltre 3mila metri di profondità, il Colca è una immensa valle andina creata dal fiume Colca che nasce nelle Ande e si tuffa nel Pacifico cambiando diverse volte nome da Majes a Camana. Tappa obbligatoria e imperdibile è il passo Cruz del Condor, dove i condor andini sfruttando le correnti termiche si librano nell'aria (i momenti più favorevoli sono la  mattina o nel tardo pomeriggio quando i condor cacciano).
 
Kings Canyon, Australia. Nel Red Centre, l'infinito deserto di terra rosso cupa, del Northern Territory, a circa 300 chilometri a nord-est del parco nazionale di Uluru-Kata Tjuta (quella della mitica Ayers Rock, simbolo di tutta l'Australia), si trova il Kings Canyon, una gola rocciosa profonda quasi 300 metri, una ferita nel Watarrka National Park. Per effettuare il giro ed ammirare il canyon dall'alto sono necessarie 4 ore e un'autonomia di almeno 6 chilometri nelle gambe soprattutto per affrontare l'inizio della camminata: una salita ripida definita Heartbreak Hill ossia collina da crepacuore. Attenzione, alcune zone sono considerate suolo sacro dagli aborigeni, quindi non avventuratevi nei "fuori pista".
 
 Antelope Canyon, Stati Uniti. In terra Navajo, vicino alla cittadina di Page, si trovnao gli slot canyon più belli del mondo: canyon a fessura, appunto, lunghi poche centinaia di metri, profondi anche meno, ma strettissimi, con la luce che filtra appena e in maniera diversa a seconda dell'ora, creando effetti particolarisismi sull'arenaria che assume imperdibili nuance di colore rosa-arancio. Il più famoso e facilmente accessibile è l'Antelope Canyon, suddiviso in Lower Antelope e l'Upper Antelope, entrambe formate dall'omonimo torrente stagionale che ancora adesso ne plasma le forme; d'altronde il nome navajo per indicare l'Upper Antelope è Tsé bighánílíní, che significa "Il luogo dove l'acqua scorre attraverso le rocce". Il luogo è talmente fotogenico che oltre alla visita standard, le guide Navajo propongono il "photographic tour": se nel giro normale si viene portati - da Page - con il pullman e si torna con lo stesso mezzo, nel photo tour si può rimanere, e scegliere una a caso tra le "corse di ritorno" successive: si beneficia di una consulenza extre di un pro-shooter locale, e soprattutto si rimane , in numero ristretto, nel canyon, per tutto il tempo che intercorre tra il ritorno verso Page di un gruppo e l'arrivo del successivo. 
 
Fish River Canyon, Namibia. Il Fish River oltre ad essere  il fiume più lungo della Namibia (solitamente secco durante l'estate) ha un'altra peculiarità: ha dato vita nel corso dei millenni a uno dei più grandi canyon del mondo, il Fish River Canyon  appunto. Lungo 160 chilometri e profondo 550 metri, fende la terra nel sud del paese nel Parco Nazionale omonimo, divenuto da poco una popolare destinazione per gli amanti del trekking. Esiste infatti la possibilità di percorrere in 5 giorni un tragitto di 86 chilometri, ma solo nella stagione secca perché fuori da questo periodo temporale il livello dell'acqua rende pericoloso l'attraversamento. Per cimentarsi nell'impresa occorre richiedere l'autorizzazione del Namibia Wildlife Resorts a Windhoek, inoltre visto che lungo il tragitto non troverete bar o punti di ristoro è necessario essere in buona forma fisica e avere una sufficiente scorta d'acqua.
 
Canyon del Sumidero, Messico. All'estremo sud del Messico, quasi al confine con il Guatemala, nella regione del Chiapas le bellezze naturali non mancano: la lussureggiante Selva Lacandona, i laghi di Montebello, le cascate di Misol-ha è il Canyon del Sumidero. Formatosi per una faglia risalente a milioni di anni fa e grazie allo scorrere inesorabile del fiume Grijalva, il Cañón del Sumidero è un parco nazionale ricco di grotte, cascate e strapiombi dalle forme curiose come il famoso "Arbol de Navidad", a forma di albero di Natale, appunto. Le barche per ammirare il canyon dal fiume partono da Chiapa de Corzo e arrivano alla diga di Chicoasen che ne delimita il confine a nord. 
  
 
Blyde River Canyon, Sudafrica. A nord dei monti Drakensberg, nella provincia sudafricana di Mpumalanga, i fiumi Blyde e Olifants hanno scavato l'altipiano di arenaria dando vita un solco nel terreno lungo 26 chilometri e profondo 800 metri: il Blyde River Canyon. La strada per raggiungerlo è tutto un programma: la Panorama Route dalla città di Gaskop. Nella prima parte della via da lontano si possono vedere le colline del parco Kruger. Una volta arrivati al canyon potrete costeggiarlo e fermarvi ad ammirare i due spot più famosi del luogo: la "God's Window" (la finestra di Dio) da cui, come suggerisce il nome, si gode di un panorama molto suggestivo, e le "Three Rondavels", ossia tre formazioni rocciose che ricordano le capanne dei popoli locali; proprio in corrispondenza delle Three Rondavels il canyon forma un lago. 

Waimea Canyon, Hawaii. E poteva mancare un Grand Canyon del Pacifico? Sul lato occidentale dell'isola hawaiana di Kauai il paesaggio si offre ai turisti in tutta la sua drammaticità e bellezza. Approssimativamente lungo 16 chilometri e profondo 900 metri ha una storia geologica diversa da tutti gli altri: Waimea ossia in hawaiano "acqua rossa", non deve la sua nascita unicamente all'erosione del suolo provocata dal fiume Waimea, ma anche al collasso del vulcano che creò l'isola stessa. Una meraviglia geologica perfettamente inserita in un contesto di caldere e terreni lavici tipici delle Hawaii. L'intera zona è protetta dal Koke'e State Park. Ci sono diversi punti da cui ammirare il panorama dalla strada principale, oppure potrete addentrarvi per i sentieri predisposti sia per principianti che per escursionisti esperti.
 
 
Le gole di Samaria, Grecia. Nel sud ovest dell'Isola di Creta, un piccolo fiume passando attraverso le Montagne Bianche (Lefká Óri) ha creato un canyon lungo 16 chilometri denominato Gole di Samaria. La particolarità di questo canyon è la possibilità di percorrere il letto del fiume su una passerella (il livello delle acque lo permette solo da maggio a metà ottobre) e poter godere così pienamente dell'effetto scenico di questo luogo divenuto Parco nazionale nel 1962. Un autobus collega l'inizio del percorso con la città di Chania (La Canea). Per percorrere i 18 chilometri che separano Omalos Xiloskalo da Agia Roumeli occorrono circa 6 ore durante le quali si passa attraverso una foresta di pini, il villaggio abbandonato di Samaria, ma soprattutto il luogo più famoso dell'intera gola subito dopo Samaria: le Porte di Ferro (Sideróportes).  

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Monte Bianco, un nuovo rifiugio a 3.800 metri

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Sono a buon punto i lavori per il completamento del nuovo rifugio del Gouter, che andrà a sostituire quello edificato nei pressi negli anni Sessanta. Situato sul versante francese del Monte Bianco, sulla via più frequentata dagli scalatori che salgono fino ai 4810 della cima, è stato riprogettato secondo principi di ecosostenibilità e di basso impatto paesaggistico e ambientale, a cominciare dai pannelli fotovoltaici che garantiscono il 20 per cento del fabbisogno di energia elettrica e l'80 di quella termica della struttura. La struttura, capace di ospitare fino a 120 persone si trova arroccata in modo spettacolare sul crinale del Gouter, e sarà ultimata entro l'estate prossima. Al momento, con i suoi 3.837 metri, può fregiarsi del titolo di cantiere più alto d'Europa.
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Bologna a ritmo di MAMbo

martedì 25 ottobre 2011
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Il museo di arte moderna - che si chiama proprio come il ballo latino americano - e il nuovo percorso culturale nel cuore più antico della città. Il vecchio macello trasformato in una cineteca e i negozi vintage. Alla scoperta del capoluogo emiliano, tra chiese-biblioteche, musei all'avanguardia. E un festival jazz tra i più importanti d'Italia. 
Bologna cambia la pelle ma non l'anima. Da sempre conservatore e trasformista, il capoluogo emiliano ha sottoposto piazze e strade a raffinati restyling, riscopre monumenti, inaugura ristoranti all'insegna del biologico, botteghe rétro, musei all'avanguardia e avvia inediti progetti culturali. Come il MAMbo, storico panificio trasformato in spazio espositivo aperto a design, musica, moda e teatro. O come Genus Bononiae - Musei nella Città, nuovo percorso attraverso il centro storico, che tocca otto edifici che nemmeno i bolognesi conoscevano, oggi diventati scenario di mostre ed eventi culturali
Lungo poco più di un chilometro, si snoda tra biblioteche, chiese e palazzi nobiliari fino a qualche anno fa quasi dimenticati e ora – dopo un restauro iniziato nel 2003 e costato 80 milioni di euro – tornati a nuova vita. In questo singolare museo diffuso urbano le strade cittadine sono diventate i corridoi, e i palazzi le sale di un gigantesco museo. Un itinerario breve che copre però un lungo arco temporale: dall'epoca paleocristiana ai primi del Novecento.
Da non perdere, in questo periodo, uno degli eventi più interessanti che animano la città, il Bologna Jazz Festival, dal 9 al 19 novembre: dieci giorni di concerti che si terranno non solo nei teatri, ma anche nei jazz club di Bologna e dintorni. Tra gli artisti che si esibiranno, The Manhattan Transfer, Pat Metheny in trio con Larry Grenadier e Bill Stewart, il Danish Trio, capitanato dal pianista Stefano Bollani.

GENUS BONONIAE, IL MUSEO DIFFUSO
Voluto da Fabio Roversi Monaco, presidente della Cassa di Risparmio di Bologna ed ex rettore dell'Università cittadina, e realizzato con la consulenza artistica di Philippe Daverio, Genus Bononiae (letteralmente, Stirpe Bolognese) ingloba chiese sconsacrate, cripte medievali, santuari barocchi ed ex residenze nobiliari rimasti inaccessibili al pubblico per moltissimo tempo. A cominciare dal Complesso di San Colombano (via Parigi 5), antichissimi edifici sacri quasi nascosti tra le case medievali. Grazie ai restauri, sono tornati alla luce una crocifissione parietale duecentesca, una cripta medievale e una sepoltura del XIII secolo. L'ex oratorio, che conserva splendidi affreschi di Francesco Albani, Lucio Massari, Domenichino, Francesco Brizio e Guido Reni, ora ospita la collezione di strumenti antichi del maestro Luigi Ferdinando Tagliavini: circa settanta pezzi tra clavicembali, spinette, pianoforti e clavicordi. Che, una volta al mese, vengono utilizzati trasformando San Colombano in una suggestiva sala da concerto.
  
Poco distante, in via Nazario Sauro, la chiesa sconsacrata di San Giorgio in Poggiale è stata riconvertita nella Biblioteca d'Arte e Storia dove consultare libri antichi, incunaboli, manoscritti, quotidiani della fine del XVIII secolo e un archivio fotografico con immagini bolognesi d'epoca. A Palazzo Fava, uno dei simboli della cultura storico-artistica bolognese affrescato al piano nobile dai giovani Carracci e appena restaurato, si ammirano le opere dei grandi artisti italiani del Novecento, come Giacomo Balla, Giuseppe Boccioni, Giorgio De Chirico, Mario Sironi e Giorgio Morandi. In via Clavature, il vicino complesso barocco di Santa Maria della Vita custodisce il Compianto del Cristo morto di Niccolò dell'Arca, quattrocentesco gruppo scultoreo in terracotta. Sono ancora in corso invece i restauri di Palazzo Pepoli Vecchio, destinato a diventare un museo di oltre seimila metri quadri dedicato alla storia di Bologna, dalla Felsina etrusca fino ai giorni nostri. Altre tappe del percorso sono la Chiesa di Santa Cristina, palcoscenico di numerosi concerti e sede della più importante scuola italiana di canto gregoriano, e la Casa Saraceni, bell'esempio del Rinascimento cittadino che ospiterà mostre d'arte temporanee. Infine, San Michele in Bosco, antico convento con belvedere sulla città, dove si visitano il dormitorio, la biblioteca del 1517, il chiostro ottagonale e l'antico refettorio.

SALUMERIE, CHE PASSIONE!
Tra le stradine del nuovo museo diffuso non si celano solo musei e monumenti. Questo è anche il regno di storiche gastronomie, trattorie che utilizzano i prodotti del vicino mercato alimentare del Quadrilatero e nuovi ristoranti. Qui ha appena aperto Alce Nero Caffè Bio, negozio-ristorante e caffetteria dello storico marchio del biologico italiano. Cibi organici cucinati con ricette creative da gustare nel primo locale d'Italia a essere certificato a "spreco zero": qui si riciclano i rifiuti, si risparmia energia, si recuperano gli alimenti in eccedenza. Nuovissima anche La Gourmeria, a pochi passi dalle due Torri, un mix tra negozio di delikatessen, takeaway a cinque stelle e locale per buongustai. Da non perdere, la degustazione di tre tipi di ostriche con burro alle erbe, tabasco e salsa al pepe rosa, e il gran crudo di pesci e crostacei con soia e zenzero. Piatti della tradizione preparati con Presidi Slow Food e prodotti dop del mercato per Bistrò 18, frequentatissimo locale dello chef Marcello Leoni, che vanno dai classici tortellini in brodo di gallina e cappone alla gramigna con salsiccia e basilico.

Per acquisti golosi, tappa d'obbligo la Salumeria Simoni, dove si trovano formaggi locali, la mortadella artigianale e il salame rosa tipico di Bologna, tutti firmati da Pasquini, uno degli ultimi produttori della città. Alle spalle della storica salumeria si allarga piazza Maggiore, salotto di Bologna. Qui si affacciano il Palazzo del Podestà con la duecentesca Torre dell'Arengo, il trecentesco Palazzo dei Notai e quello Comunale che ingloba tre costruzioni – Palazzo delle Biade, del Senato, del Cardinale Legato –, la bronzea Fontana di Nettuno, realizzata da Giambologna nella seconda metà del Cinquecento. E sempre qui, nel Palazzo d'Accursio, c'è la Sala della Borsa, oggi trasformata in una fornitissima biblioteca multimediale dove si leggono testi elettronici guardando, sotto il pavimento di cristallo, i resti della città romana del II secolo a.C. Poco lontano svettano le due torri, degli Asinelli e la Garisenda, emblema della Bologna medievale. Un pezzo di città destinato a cambiare ancora, almeno stando al programma del comune di interventi sull'arredo urbano e sulla viabilità che prevede, entro quest'anno, la pedonalizzazione di via Zamboni, la trasformazione di via Orefici in un viale alberato e la valorizzazione dello straordinario sistema di portici – ben 38 chilometri che ne fanno il percorso urbano coperto più lungo del mondo – per il quale Bologna richiederà il riconoscimento dell'Unesco.

VINTAGE STYLE
Chi cerca oggetti dal sapore rétro, qui non ha che l'imbarazzo della scelta. Il capoluogo emiliano è il paradiso del vintage. Da Bàlevin si trovano occhiali da sole, borse e abiti dagli Anni 50 agli 80, pezzi d'arredo di modernariato, vecchie Polaroid e cimeli di tecnostalgia, dai computer datati ai giradischi. È il vintage restyling la specialità di Chiara e Sara, le stiliste che nel loro atelier-negozio in Via San Vitale, Sumo, trasformano tessuti e modelli datati in originalissimi capi. Bologna vanta anche uno dei più celebri mercati vintage d'Italia, quello della Montagnola: qui si possono trovare abiti da sera, maglioncini d'angora Anni 60, cappottini, cappelli, scialli Anni 70, stivali a punta tonda Anni 80 e storiche borsette Chanel. La zona intorno alla Montagnola è uno dei simboli della nuova Bologna. Un tempo qui si concentrava l'area industriale della città: opifici, manifatture, mattatoi oggi riconvertiti in spazi culturali. Così la vecchia manifattura Tabacchi e l'ex macello sono diventati la Manifattura delle Arti con la Cineteca, sale cinematografiche, laboratori e biblioteche; la cartiera dismessa ospita il Dipartimento di Scienze della Comunicazione e l'ex Forno del Pane è diventato il MAMbo, Museo d'Arte Moderna con una collezione permanente che ripercorre la storia dell'arte italiana dagli Anni 50 a oggi.

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fonte: sole24ore viaggi 
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Amsterdam, weekend nel cuore della nightlife

giovedì 20 ottobre 2011
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Piazze e strade, latterie-discoteca e club di design, cene con cabaret e cockail party in battello. Con l'arrivo del Dance Festival la capitale olandese si scopre epicentro europeo del divertimento. E ogni location è buona per lanciarsi nel ritmo della notte. La Mecca europea della musica e della nightlife si chiama Amsterdam. Che per una settimana, durante l'Amsterdam Dance Event, dal 19 all 22 ottobre, diventa il palcoscenico mondiale del divertimento, della musica e del dj-set del momento. 

SERATE GLAM-POP
Festival a parte, qui ogni occasione è adatta per lanciarsi in pista. E dedicare anche un breve weekend alle danze scatenate. Da dove partire?
Bussate al civico 74 e forse vi sarà aperto. Dipende dalla simpatia che saprete ispirare a Tim, il barman più famoso di Amsterdam. Nessuna insegna, solo una grande vetrata nera, la porta di un appartamento qualunque e il campanello, da suonare per entrare al Club 74 di Reguliersdwarsstraat, il cocktail bar più trendy della città, riservato a una clientela chic e sofisticata di trenta e quarantenni, che vogliono bere scegliendo dal menu Mappamondo e stare in compagnia sui divanetti, accerchiati da ritratti psichedelici di nudi alle pareti. È il locale che va di più al momento insieme al Jimmy Woo, un club premiato dalla qualità della sua musica e il design degli arredi (come il gigantesco letto ottocentesco al centro della pista): le star mondiali del pop, in città per un concerto, passano sempre di qui per salire sulle nuove onde musicali. La notte più glam batte anche tra le pareti rosse di Suzy Wong: stile asian fusion, lampade ottomane, piante di bambù e i martini al gusto di mela. Sono le atmosfere giapponesi, ma anche un po' newyorkesi, a caratterizzare Geisha; mentre è uno stile vintage, un po' rock nostalgico, quello del De Nieuwe Anita, dove tutto, tranne il cibo, è di seconda mano. I cocktail più choc sono però quelli serviti in coppe d'argento al Vesper Bar, come il Mint Julep o il Pornostar Martini alla vaniglia, vodka, passion fruit e Prosecco. E poi, ecco il Lizboa, una nave-bar sui canali, dove ascoltare concerti jazz o musica latino americana prima di andare a provare l'ebbrezza dell'Air, la discoteca aperta da poco sulle ceneri del club It e già amatissima dai più giovani.  

IL RITMO D'AUTORE
Per seguire le band del momento, il posto migliore si chiama Melkweg. In questa ex latteria funzionano anche un cinema, in cui sono proiettati solo film d'autore, un teatro d'avanguardia e una sala video in cui i filmmaker si sbizzarriscono nel proiettare le loro creazioni più curiose; mentre il mercoledì sera è tutto per i ritmi più caldi del Caribe. A non tramontare mai è il Paradiso, una chiesa sconsacrata che ospita nella navata, durante il weekend, i concerti delle band off di Amsterdam. Più sofisticato, invece, lo spettacolo che va in scena nel bar dell'Hotel Arena: dal funky asian alla noche loca, il ritmo è sempre adrenalinico. Decisamente più rilassato il Supperclub, dove si cena sui triclini degli antichi romani e lo staff, tra una portata e l'altra, si esibisce in performance di cabaret, recitazione e canto, mentre al pianterreno si balla sino al mattino. Sono il menu pizzicato e sensuale arabo e quello della cucina francese ad attirare, invece, al Bo Cinq: mattoncini rossi alle pareti, arredo minimal, tanti designer e artisti di talento ai tavolini. Il posto giusto per incontrare gente interessante e cosmopolita. La stessa che frequenta il Bungalow 8, un open space stile Chicago Anni 30 con vista sulla città.

PERFORMANCE A TUTTA MUSICA
Più alternative sono le serate organizzate nei palazzi destinati a essere demoliti, che la municipalità, per evitare vengano occupati dagli squatter, dà in gestione a gruppi di ragazzi. È così che vengono aperti club per concerti all'ultimo piano di ex fabbriche o di case mercantili secentesche un po' decadenti, ma in assoluta sicurezza, da scoprire sfogliando la rivista Time Out. Per divertirsi e godere della vista della città da una prospettiva unica, ci sono i cocktail boat party sui canali, per i quali Amsterdam va pazza: si prenota un piccolo natante in legno con capitano, per esempio il Paradis Private Boat, e si pasteggia a champagne e olive passando sotto i ponti del Singel e dell'Amstel, tenendo la musica alta, per poi sbucare all'IJhaven e cenare all'Hannekes Boom, un ristorante terrazza tra le architetture avveniristiche dell'eastern dock island (Dijksgracht 4l; da 23 euro). A piedi, sull'altra sponda del fiume, è difficile resistere alla tentazione di entrare al Muziekgebouw, per assistere a uno dei concerti di classica, sinfonica, jazz, canto e pianoforte (lo si può fare anche stando in piedi nei palchi oppure seduti a terra intorno al palcoscenico), o anche solo per ammirare questa concert hall disegnata da 3XN Amsterdam, dove il palcoscenico e la distanza tra performer e pubblico cambiano a seconda del tipo di spettacolo proposto. E poi, ovviamente, non mancano i classici, come il Royal Theater Carré, che nella seconda metà dell'Ottocento era un circo di legno in cui si esibivano, appunto, i Carré, celebre famiglia di funamboli. Ora ospita le maggiori produzioni di balletto, musica sinfonica, prosa e teatro drammatico: al quarto piano, prima delle rappresentazioni, gli spettatori sono soliti cenare, godendo di una bella vista sull'Amstel. In questo caso, per entrare, non bisogna bussare.

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fonte: sole24ore viaggi 
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Riga, anseatica e Nouveau

martedì 18 ottobre 2011
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Alla scoperta della capitale lettone, originale mix di tradizioni germano-nordiche e di estetica della Parigi dell'Ottocento. Un dedalo di viuzze medievali popolate da edifici in colori pastello, grandi viali alberati affiancati da imponenti palazzi ottocenteschi (è da qui che forse nasce la "Parigi del Baltico") ma soprattutto una versione assolutamente originale dell'Art Nouveau, che arricchisce la parte Nord-occidentale del centro storico, e ha fatto guadagnare a Riga il riconoscimento dell'Unesco. I palazzi progettati per la stragrande maggioranza da Mikhail Eisenstein, padre del grande regista Sergei (La corazzata Potëmkin), sono infatti "Patrimonio dell'Umanità" dal 1997, unitamente all'insieme del centro storico di Riga. Che è quanto mai vario, e affascinante.

Una passeggiata per la capitale della Lettonia - molto più a portata di mano grazie alle linee aree low cost, e a poche ore di navigazione da Stoccolma - può partire dalla cattedrale, nel cuore del centro storico, costruita nel XIII secolo e poi modificata fino al XVIII secolo. Al suo interno è custodito uno degli organi più grandi del mondo, costruito alla fine del XVI secolo; bellissime anche le vetrate. Dietro la cattedrale, un particolare che può essere notato solo da un italiano: il ristorante di Albano Carrisi, che si chiama, guarda un po', "Felicità". Si mangia e si beve rigorosamente italiano, la materia prima arriva dalla tenuta dei Carrisi, in Puglia. E anche la musica è d'importazione: fra una portata e l'altra si ascoltano le canzoni più celebri del cantante.

Davanti alla cattedrale, ma ovunque per la città, si vendono collane di ambra. La Lettonia è chiamata la terra dell'ambra: il commercio di questa resina fossile, è stato praticato sin dall'antichità, attraverso le vie commerciali che univano il Baltico con le regioni del Mediterraneo, fino all'Antica Roma e all'Egitto. A Riga i prezzi sono bassi, e i gioiellieri esperti: si trova di tutto, dalla collanina artigianale a 5 euro fino ai pezzi di grande valore e originalità.

Per la Città Vecchia si parla di architettura anseatica, dal nome della Lega che ha unito dal medioevo fino all'inizio dell'età moderna le principali città del Nord Europa (tra Germania, Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia, Olanda, Belgio, Danimarca, Svezia, fino alla Russia). Del fiorente passato mercantile della città ci sono diverse testimonianze, a cominciare dalla Grande Gilda, a pochi passi dalla Piccola Gilda, antiche sedi delle corporazioni. Di fronte ai due palazzi si può notare un edificio giallo conosciuto come "Il Gatto nero", esempio affascinante di architettura art nouveau ma anche ricordo di un curioso episodio. Narra la leggenda che il proprietario dell'edificio, bandito dalla Grande Gilda, per vendicarsi sistemò sul tetto la scultura di un gatto con la parte posteriore rivolta verso la Gilda. Ma la corporazione fece causa, ottenendo che il gatto nero venisse girato dall'altra parte...e lì è ancora oggi.

Sede di mercanti, ma di un gruppo particolare di commercianti scapoli, che avevano per patrono San Maurizio, la Casa delle Teste Nere. Nella stessa piazza anche il Municipio. Nella città antica da non perdere il Museo di arti decorative e applicate, che espone un'ampia ed eterogenea collezione di pezzi che vanno dai tessuti agli oggetti di vetro, e un museo completamente diverso, il Museo dell'occupazione della Lettonia, una struttura grigia e moderna, che ricorda il passato triste, le occupazioni vissute nel modo peggiore dalla città, e cioè quelle dei nazisti e dei sovietici.

Parlando di musei, c'è anche il museo etnografico all'aperto, che si trova a dieci chilometri da Riga, tra le foreste di sempreverdi che si affacciano sul lago Jugla. Il museo è composto da circa 90 edifici tradizionali, originali (smontati e poi ricostruiti sul posto), delle antiche comunità lettoni, principalmente di tipo rurale: fattorie, mulini a vento, capanne di pescatori e chiese. Uno degli edifici più rilevanti è probabilmente la chiesa luterana in legno, risalente al Diciottesimo secolo.

Una visita di Riga non può naturalmente non comprendere le vie nelle quali c'è la maggiore concentrazione di edifici di art nouveau, e cioè Elizabetes iela e Alberta iela. Figure egiziane, mascheroni, personaggi mitologici. Ci sono anche due piccoli musei, nello stesso edificio: il primo è dedicato proprio all'Art Nouveau, è accuratamente arredato con mobili e accessori dell'epoca. Il secondo, al piano superiore, è dedicato al pittore Janis Rozentals, che vi abitò a lungo, ed è una figura molto importante nella pittura lettone. Passando dalla città vecchia alla parte ottocentesca va vista assolutamente la suggestiva statua della libertà dello scultore lettone Kârlis Zâle, eretta nel 1935 durante un breve periodo d'indipendenza tra le guerre. Il monumento è alto 42 metri. 

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Orta, un lago da leggenda

lunedì 17 ottobre 2011
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Un fine settimana sullo specchio d'acqua a ovest del Verbano. Dal borgo alla vicina isola di San Giulio e al sacro monte dedicato al "salvatore" dell'area. In assoluto relax. Palazzi eleganti di origine seicentesca, loggiati che danno sui giardini interni delle case, balconi in ferro battuto. Così Orta San Giulio si presenta ai visitatori. Un agglomerato di case e botteghe che cattura lo sguardo dei turisti che, soprattutto nei mesi estivi, giungono da ogni parte del mondo per passare qualche giorno di vacanza al lago. Se non amate la folla e potete concedervi un weekend di riposo, il mese di ottobre è il periodo ideale per godere appieno di questa zona della provincia di Novara. Potete raggiungere Orta sia in auto, percorrendo la A26 uscendo a Borgomanero o ad Arona, sia in treno, scendendo alla stazione di Orta Miasino.

Nel centro del paese è vietato utilizzare l'auto che va parcheggiata alle porte. Per organizzare la vostra visita potete iniziare la passeggiata nel centro storico, percorrendo i vicoli e le stradine vivacizzate da botteghe artigiane, negozi di antiquariato, ristoranti e locali, fino a raggiungere la chiesa di Santa Maria Assunta da cui si può godere di una meravigliosa vista sul lago. Proseguendo a piedi lungo la scalinata della chiesa potete raggiungere facilmente Piazza Motta, la principale del paese, sede del Palazzo della Comunità. Dal centro, fino a metà ottobre, potete raggiungere l'isola di San Giulio, utilizzando il servizio di navigazione del lago che organizza trasferimenti da Orta a partire da 2 euro e 20 a tratta. Nei mesi invernali, fino a marzo potete comunque raggiungere l'isola noleggiando un battello.

Secondo la leggenda sembra che quest'isola, distante circa 400 metri dalla riva di Orta, un tempo fosse uno scoglio abitato da serpi e mostri, fino a quando nel 390 vi approvò San Giulio attraversando le acque del lago sul suo mantello. Giunto sull'isola sembra che fondò una chiesa nella quale volle essere sepolto. Da vedere la suggestiva basilica romanica, il monumento più importante del luogo. Edificata, intorno alla metà dell'800, sulla più antica chiesa fondata da San Giulio, dell'edificio originario oggi rimane l'abside maggiore mentre le navate risalgono al X e XI secolo.


Dopo aver visitato la basilica potete proseguire seguendo la "via della meditazione e del silenzio", la stradina principale che percorre l'intera isola. Così potrete ammirare il Palazzo dei Vescovi e l'Abbazia Benedettina Mater Ecclesiae, un convento dove le monache di clausura dedicano la giornata alla preghiera. L'isola oggi è quasi disabitata e le case, un tempo abitate dai canonici, sono residenze estive private. Dopo aver visitato l'isola potete concludere il vostro itinerario dirigendovi verso un altro punto panoramico.

Il Sacro Monte di Orta è un complesso devozionale eretto tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. Fa parte dei Sacri Monti prealpini in Piemonte e Lombardia ed è considerato patrimonio Unesco. A differenza degli altri, quello di Orta è l'unico dedicato ad un unico Santo. Venti cappelle in tutto che raccontano miracoli e momenti importanti della vita di San Francesco d'Assisi. Inserito nella Riserva Naturale Speciale omonima, è raggiungibile anche a piedi percorrendo un sentiero che parte da Piazza Motta.
 
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fonte: repubblica viaggi 
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Grado. La laguna di Pasolini

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Idee per un weekend nell'affascinante area marina dell'estremo Nord-est. Tra memorie del passaggio del grande scrittore, edifici storici e boreto. Il posto piaceva molto a Pier Paolo Pasolini: un "casone" (le umili abitazioni dei pescatori, in legno e canne palustri, intessute secondo una tecnica antichissima) piantato in mezzo alla laguna, circondato dall'acqua, isolato e fuori dal mondo. Lo scrittore e regista se ne era innamorato così tanto (è detto di Mota Safon) da girarci alcune scene della Medea (nel 1969). Qui era solito rilassarsi, dopo essere stato a fare un giro in barca, anche se, pare, soffrisse il mal di mare. Qui si fermava a leggere o a pensare, avvolto dal silenzio, persistente e penetrante, quasi sacro, interrotto solo dal volo di un gabbiano.

Pasolini amava molto la laguna gradese (da cui affiorano lingue di sabbia, isole e isolette), le reti dei pescatori mollemente lasciate ad asciugare, così come amava la cittadina di Grado. Aveva scritto (La Lunga Strada di Sabbia): «Grado è a due passi, appena oltre Aquileia, oltre il nuovo sottile ponte, piatto tra le piatte isole, la piatta acqua lagunare. Il grigio-azzurro del suo cielo e il verde dei suoi alberi friulani, il vermiglio e il cobalto attutiti del suo porticciolo, e l'oro dei capelli della sua gioventù, ne fanno un luogo dell'anima».

Si dice, però, che non amasse molto mangiare il Boreto, il piatto della tradizione (piatto povero della cucina dei pescatori), una zuppa di pesce fatta di orate, cefali, palombi che non si erano venduti al mercato (perché magari mangiucchiati dai granchi), pepe nero, aglio e olio, rigorosamente di semi. Per i gradesi doc è, invece, insuperabile, tanto che da anni ormai, l'autunno da queste parti è nel segno del Boreto a la Graisana (alla gradese). Per tutto il mese di ottobre e novembre il famoso piatto diventa il protagonista dell'omonima rassegna gastronomica, un grande kermesse che vede tutti i ristoranti del castrum
, ovvero di quelli all'interno o adiacenti le antiche mura della città lagunare e della laguna cimentarsi nelle varie reinterpretazioni di questa pietanza antica (le origini riportano indietro a molti secoli fa, già prima della grande avventura di Cristoforo Colombo, in quanto non è cucinato con il pomodoro, segno che ancora non si conosceva questo ortaggio), caratterizzata da pochi ingredienti e da una semplice preparazione.

Per assaggiare il boreto cucinato ancora alla "maniera della nonna", accompagnato da polenta bianca e tramandato di generazione in generazione, si deve andare al ristorante "Ai Ciodi", proprio sulla isola di Anfora, poco distante di quella di Pasolini (oggi trasformato in un "casone museo" dall'Associazione Graisani de Palù). Il ristorante è raggiungibile solo via acqua (si può prendere un taxiboat dal porticciolo, eleganti e pure coperti per riparare dal vento) ma ne vale la pena: Cristiano Tognon prepara questa bontà gastronomica come i suoi nonni, nella pentola pesante (oltre 3 chili) chiamata "laveso", interamente in ghisa per mantenere il calore.

Dall'acqua alla terraferma. Grado affascina anche per il centro storico (sorge in corrispondenza dell'antico Castrum Romano), un intricato intreccio di strette viuzze, piazzette che ricordano i campielli veneziani e piccole arcate che si tendono tra le abitazioni, dove spesso Pasolini passeggiava mano nella mano con la Callas, tra le graziose case con i camini in pietra arenaria e di mattoni che si ergono imperiosi sui tetti rossi.  La soprano aveva interpretato Medea, un fatto straordinario se si pensa ai costanti rifiuti che la cantante aveva espresso di fronte alle tante richieste di molti altri registi famosi. Ed invece con il grande intellettuale nacque un'affettuosa amicizia.

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Rio, gli 80 anni del Redentore

giovedì 13 ottobre 2011
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Inaugurato nel 1931, il simbolo della metropoli carioca divenne subito icona trasversale, religiosa e no. Dal 2007 è "meraviglia del mondo".
Compie ottant'anni, ma è in piena forma, anzi. La sua parabola è in ascesa continua. Il Cristo Redentore, la statua che domina Rio de Janeiro dai 710 metri del monte Corcovado, icona della metropoli carioca come e forse più dello stesso Pan di Zucchero, che guarda dall'alto in basso, e delle stesse spiagge universalmente note e ambite di Copacabana e Ipanema. Un'immagine che domina la città.

Nella nottata italiana (la sera in Brasile) di un non casuale 12 ottobre, si è svolta una messa celebrativa, tenuta dall'arcivescovo di  Rio Orani Tempesta. L'apogeo di un programma di celebrazioni durato un mese. L'iconica statua, alta 39 metri e pesante 1.100 tonnellate, fu costruita nell'arco di 9 anni, cinque dei quali impiegati a collocare, sulla struttura portante di cemento armato, i minuscoli triangoli di pietra saponaria voluti dal suo progettista, l'ingegnere Hector da Silva Costa, che si avvalse dell'opera del celeberrimo collega francese Albert Caquot, per renderlo più resistente alle intemperie. L'idea di collocare un'immagine sacra sul monte che domina il Parco nazionale della Foresta Tijuca, la famosa foresta pluviale "urbana" che costituisce una delle tante meraviglie di Rio, risaliva però alla seconda metà dell'Ottocento.

Il redentore fu un instant cult, tanto che l'impianto di illuminazione della cerimonia di inaugurazione venne allestito da un certo... Guglielmo Marconi. Da allora molti nomi illustri vi si sono fatti immortalare, da Lady Diana al Dalai Lama, da Obama a Bono Vox. Papa Wojtila ci andò in visita nel 1980, mentre Benedetto XVI è atteso nel 2013. Nel suo eterno pellegrinaggio tra l'originario significato religioso (il Cristo che allarga le braccia a benedire e proteggere la città) e la sua immagine di simbolo turistico e persino di icona pop (i pubblicitari se lo contendono per spot di ogni genere, di recente è stato illuminato di rosa per promuovere una campagna di prevenzione del cancro del seno), il Redentore è stato promosso tra le nuove 7 meraviglie del mondo nel 2007, nonostante i giudizi della critica "dotta" siano spesso tutt'altro che lusinghieri. L'anno precedente, l'arcidiocesi di Rio vi aveva creato e consacrato, all'interno del piedistallo, una piccola cappella che da allora consente di celebrare matrimoni e battesimi là. Il sito, comunque, attira 4mila visitatori al giorno, molti dei quali vi arrivano con un treno, che parte dalla metropoli: la ferrovia fu progettata dal primo imperatore del Brasile, Pedro I, e dal figlio, Pedro II, e in funzione dal 1884. E sulla montagna del Corcovado, la vista sulla foresta e sul Pan di Zucchero è davvero da brivido, e non basta il tipico scenario di negozi turistici a scalfirne l'impatto emotivo.

Popolare com'è, il Redentore ha attirato imitazioni e cloni. L'ultimo, eclatante, sovrasta Lima dal giugno scorso. Ma, come è facile immaginare, pochi, al di fuori del Perù. 

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Göteborg, pesca all'astice sul Mare del Nord

martedì 11 ottobre 2011
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Affiancare pescatori esperti in una battuta di pesca. Gustare crostacei e molluschi freschissimi nei piccoli paesini della costa ovest. O provare la cucina innovativa della seconda città della Svezia. Sono alcune delle tappe di questo fly and drive in uno dei tratti più caratteristici della Scandinavia. Per veri appassionati dei piatti di mare.
Magnifici Cinque sono loro: astici, ostriche, cozze, gamberi, scampi. Ovviamente serviti in tavola, sempre freschissimi. Ed è proprio l'autunno la migliore stagione di pesca sulla Costa Occidentale della Svezia, angolo di Scandinavia conosciuto per l'eccezionale qualità dei crostacei e del pesce che viene dalle gelide acque del Mare del Nord. Per cimentarsi nella pesca e gustare al meglio queste prelibatezze il posto giusto è Göteborg e la sua costa, il Bohuslän, punteggiata da 8mila isolette di granito.

Infinite le combinazioni di viaggio possibili. E il fly & drive qui proposto, con molti tratti da fare in traghetto, è riservato agli amanti di crostacei e molluschi ed è anche il modo migliore per scoprire in libertà l'intera regione e gustare le sue specialità. Qui la pesca all'astice quest'anno è stata aperta il 26 settembre e in molti paesini fino a tutto novembre si organizzano tour e safari all'astice, battute di pesca di cozze, gamberi e ostriche. Durante le escursioni, si aiutano gli esperti pescatori locali a catturare i crostacei dalle profonde acque limpide, si mangia nelle trattorie tradizionali e si soggiorna in semplici alberghi nei villaggi di pescatori nei quali si approda.

Tra i luoghi e gli appuntamenti da non perdere Grebbestad, zona da dove arrivano il 50 per cento di tutti gli astici svedesi e circa il 90 per cento delle ostriche, la Festa degli astici a Lysekil e la cena
all'astice di quattro portate nel paesino Fiskebäckskil, presso il ristorante Brygghuset Krog a 10 minuti di traghetto da Lysekil.

Safari all'astice sono organizzati anche nel Parco Nazionale Marino Kosterhavet sull'isola di Sydkoster. Qui si può partecipare a numerose attività: safari di avvistamento della foca, safari all'astice, gite in bicicletta, escursioni in RIB-Speedboat. I più romantici possono invece trascorre una notte nell'hotel galleggiante Salt & Sill sull'isola di Klädesholmen, il cui ristorante propone una cena a lume di candela a base di aringhe e astice.

Questo tour non può che finire in bellezza a Göteborg, città molto piacevole e tranquilla dove la maggior parte di monumenti, negozi e ristoranti è raggiungibile a piedi. La seconda città svedese si è
inoltre conquistata un'ottima reputazione a livello internazionale per la cucina innovativa a base di prodotti locali e, naturalmente, in questo periodo dell'anno, a base di crostacei e molluschi. Da non
perdere in città, per acquistare o anche solo ammirare queste prelibatezze, il mercato del pesce Feskekörka, letteralmente "chiesa del pesce". Costruito nel 1874, ospita i migliori pescivendoli della
zona. E chi volesse anche gustare queste prelibatezze locali, due indirizzi imperdibili: il ristorante Gabriels Fisk, gestito da Johan Malm, esperto conoscitore di ostriche e Heaven 23, ristorante e skybar dell'hotel Gothia Towers, celebre per il panino ai gamberetti piú grande del Paese.

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Capolavori d'Italia. A ingresso libero

venerdì 12 agosto 2011
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Musei tradizionali e collezioni eccentriche, parchi naturali o archeologici, chiese ed eventi mondani. Guida ai piccoli e grandi gioielli fruibili gratis. Dalle Dolomiti alla Sardegna.
Scriveva Cesare Pavese nel lontano 1940 che "le cose gratuite sono quelle che costano di più. Come? Costano lo sforzo per capire che sono gratuite". In tempi difficili, dove tutto sembra essere riservato a chi ha voglia di pagare un biglietto d'ingresso - anche l'accesso a un tratto di mare, una passeggiata sui sentieri di un parco nazionale o la visita a una chiesa - ci sono ancora cose curiose e divertenti che si si possono fare gratis. Panorami, musei, opere d'arte, suoni, versi poetici, odori ed emozioni a costo zero, particolarmente gradite in questi tempi magri. Per scovarli basta aprire gli occhi, consultare il materiale informativo fornito dalle diverse aziende di promozione turistica, consultare le pagine locali dei quotidiani, guardare il manifesti lungo le strade e magari farsi aiutare da un recentissimo libro di Isa Grassano che consiglia "101 cose divertenti, insolite e curiose da fare gratis in Italia almeno una volta nella vita". Ecco 10 nostre scelte.

C'è Sant'Arcangelo di Romagna, interessante borgo nell'entroterra della Riviera romagnola.  Qui è davvero piacevole passeggiare tra le botteghe artigiane del centro storico, le incantevoli viuzze, i palazzi storici e le piccole case colorate del borgo medievale. La meta più curiosa ed economica (ingresso libero) è il Museo del Bottone che raccoglie migliaia e migliaia di bottoni che hanno allacciato e slacciato i più sofisticati abiti del mondo. Tutti inseriti e cuciti con estrema cura e creatività in apposite cornici: minuscole opere d'arte, che attraversano tre secoli di storia, dal Settecento a oggi. Non si spende nulla anche per ammirare l'opera d'arte ideata da Tonino Guerra e situata all'ingresso del parco cittadino.  È  costituita da due splendide fontane: il "prato sommerso" e i "fiori di pietra" aventi come sfondo le mura e l'imponente Rocca Malatestiana.

Anche l'ingresso alle chiese quattrocentesche, al convento francescano e al bel parco comunale di Gualdo, in provincia di Macerata, è completamente gratuito. Luoghi ricchi di opere d'arte, bassorilievi e tele, che si raggiungono passeggiando per i vicoli del centro storico di questo borgo situato a 650 metri d'altezza, nel verde dei Monti Sibillini. Ma Gualdo non è solo terra d'arte, nei piccoli caseifici della zona nascono alcuni dei più prelibati formaggi italiani che si mettono in mostra nella manifestazione Formaggi d'Autore che tutti gli anni richiama nel borgo marchigiano le eccellenze casearie italiane.

Per avere Roma ai propri piedi non è necessario spendere un soldo. Basta salire in cima al Vittoriano che svetta in piazza Venezia e custodisce il Milite Ignoto, all'interno dell'Altare della patria (una tomba con i resti di un soldato senza nome, per ricordare gli uomini  morti durante la prima guerra mondiale che non hanno potuto avere una degna sepoltura). Si entra gratis anche al vicino Museo centrale del Risorgimento, che conserva, insieme a documenti su Mazzini e Cavour, cimeli legati a Garibaldi: i pantaloni che indossava quando sbarcò a Marsala, il proiettile con cui fu ferito a una gamba in Aspromonte, le camicie rosse dei Mille (L'ascensore, però, si paga).

Non è il celebre Far West ma la zona dei Calanchi, nei pressi di Matera, non ha nulla da invidiare ai paesaggi resi famosi da migliaia di pellicole e dai fumetti di Tex Willer. Già descritti da Carlo Levi nel suo celebre Cristo si è fermato a Eboli, utilizzati come location da registi, come Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Tornatore, Lina Wertmüller e Francesco Rosi, si visitano - gratuitamente - partendo dal borgo di Aliano, arroccato su un profondo costone di argilla.

C'è un'antica autostrada che si percorre, nei suoi 712 chilometri, senza pagare il pedaggio. È l'Appia Antica, che collega Roma con il porto di Brindisi. Costruita oltre 2300 anni fa offre scorci meravigliosi, come quelli che si trovano nel parco alle porte di Roma, con monumenti celebri come il tempio del dio Rediculo, la tomba di Cecilia Metella, il ninfeo d'Egeria e San Urbano. Il viaggio senza pedaggio si conclude a Brindisi, nei pressi della colonna romana alta 18 metri che, posta nel punto più alto della città, guarda verso il mare. Chi ha voglia di pedalare può percorrere in bicicletta il tratto sterrato di circa 5 chilometri (unica parte ancora visibile della via Appia) tra  Mesagne e Latiano, in Puglia. 

Ingresso gratuito anche nella splendila basilica di San Nicola a Bari, una delle più alte espressioni dell'architettura romanica-pugliese.  Vista da fuori sembra un castello con quattro torri, nella cripta conserva  le spoglie del e  ben ventisei colonne  - tra le quali una in marmo rosso, protetta da un'inferriata, che pare sia stata collocata dal santo stesso - sorreggono la volta a crociera. Nei pressi della copertura della tomba trasuda la "manna", una sorta di acqua di particolare purezza, ritenuta miracolosa da molti cattolici e ortodossi.  Ingresso libero anche al percorso-belvedere pedonale dell'antica muraglia medievale, da dove si osserva la vita nel porto.

La migliore  liquirizia nasce in Calabria, dove le piante crescono spontanee lungo il litorale. Lo afferma l'Enciclopedia Britannica e lo si scopre al Museo della liquirizia "Giorgio Amarelli", di Rossano Calabro, dedicato alla gustosa pianta dalle radici tanto lunghe che, secondo una leggenda, pare arrivino fino all'inferno. Si entra - ovviamente gratis - all'interno di un edificio quattrocentesco, ingentilito da decori secenteschi e impregnato del profumo di agrumi dell'annesso giardino, e si inizia un piacevole viaggio nella storia della liquirizia e della sua lavorazione.

Come in tutti i safari bisogna avere un po' di fortuna per incontrare i cavallini che galoppano liberi nella Giara di Gesturi, in provincia di Oristano. Ma una volta avvistati l'emozione è grande: calpestano il terreno quasi danzassero un flamenco e l'eco dei loro zoccoli risuona a lungo nelle orecchie. Sono gli ultimi cavalli selvaggi d'Europa, bassi di statura e simbolo della Sardegna provengono da un incrocio tra il cavallo e il pony e vivono liberi,  in gruppi di cinque o sette, tra  capanne dei pastori e nuraghi su questo altipiano, che ricorda i paesaggi africani.

Le principali località dell'Alta Badia, in Alto Adige, non si limitano a regalare - per ora ancora completamente gratis - gli spettacolari panorami sulle Dolomiti ma, dall'1 al 19 agosto, invitano i visitatori a scoprire il piacere di una salutare passeggiata fino a un rifugio alpino, per ascoltare le voci degli ospiti dell'happening letterario Un libro, un rifugio. Alla rassegna, aperta dall'attrice e scrittrice Carla Signoris, partecipano Margareth Mazzantini, Sergio Castellitto, Gioele Dix, Beppe Severgnini, Gian Antonio Stella, Mauro Corona, Sergio Romano, Isabella Bossi Fedrigotti e molti altri. Senza dimenticare che una sosta in rifugio permette di assaporare - questa volta pagando - i sapori della tipica cucina altoatesina.

A Livigno, il piccolo Tibet lombardo, c'è uno strano museo all'aria aperta. Le opere esposte nascono in inverno, dalla manifestazione Art In Ice che accoglie artisti provenienti da tutto il mondo, invitati a creare le loro effimere sculture di ghiaccio. In estate le opere d'arte sono state rimodellate dai raggi solari, prendono nuove insolite forme fino quasi a scomparire. Sono gratis anche le passeggiate lungo i sentieri che attraversano le montagne circostanti,  mentre con un modesto biglietto d'ingresso si visitano i laboratori di produzione della Latteria cooperativa.  

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fonte: repubblica viaggi
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Rennes le Château: piccola capitale mondiale di tesori e misteri

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Torniamo di nuovo, e volentieri, in Francia per un altro luogo bizzarro situato nel sud del Paese, non lontano dai Pirenei e da Bugarach, l’unico posto che si salverà dall’apocalisse del 2012. Questa volta ci fermiamo in un piccolo centro, Rennes le Château, che per una serie di fattori ed eventi si è trovato a divenire una piccola capitale del mistero.
L’ultimo contributo a questa fama viene dal Codice da Vinci e da Dan Brown, che ha citato di sfuggita Rennes le Château. Ma in tempi meno recenti altri avvenimenti hanno concentrato l’attenzione di curiosi e turisti del mistero su questo paesino di 65 anime, che riceve 120 mila visitatori ogni anno. Tutto sarebbe partito dalla storia di un parroco che, nell’800, avrebbe fatto spese pazze e irragionevoli, lasciando capire di aver trovato nella vecchia chiesa uno dei tanti tesori di cui si favoleggia.
Da allora cercatori e razziatori non hanno mai smesso di bucherellare i campi e le montagne intorno a Rennes, in cerca di oro, gemme e reperti magici. Gli ultimi di loro si sono concentrati sul picco di En-Couty
, dove una cavità rocciosa nasconde il bottino del sacco di Roma di Alarico che i Visigoti seppellirono qui. Ci sarebbero, ovviamente, anche la menorah del Tempio e l’Arca dell’Alleanza, a loro volta razziate dai Romani a Gerusalemme. Però due degli Indiana Jones locali ci hanno scritto un libro escludendo il terzo, che si è vendicato spifferando tutto su Internet, mappa del tesoro compresa. Risultato: adesso la Gendarmeria deve presidiare la montagna.
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fonte:travelblog
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10 Stupende spiagge nudiste!

domenica 7 agosto 2011
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Direttamente da Tripadvisor le più belle spiagge per nudisti! Ben 9 le troviamo sulle coste del mediterraneo, la decima nel mare dei Caraibi! Date un'occhiata!

1) Spiaggia Rossa – Creta, Grecia
da seby_dinumbra
Non oltrepassate le rocce se non vi piace stare "in libertà" perchè è pieno di nudisti! continua...
2
Es Trenc - Maiorca, Spagna
da mothagi
Spiaggia bellissima con sabbia bianca e acqua cristallina.. continua...
3
Cap-d'Agde villaggio naturista - Francia
da peree26
Una distesa di sabbia rastrellata ogni mattina, si estende per centinaia di metri a nord-est. Il tratto dalla diga al bar / le poste de secours, a circa 400 metri è per tutti i naturisti. continua...
4
Paradise Beach - Mykonos, Grecia
da MissSarah90
Non l'avevo nemmeno immaginato di poter trovare tutto, dal divertimento al relax..il clima perfetto, la spiaggia bellissima... continua...
5
Costa Natura Naturist Apartment Hotel - Estepona, Spagna
da utente di TripAdvisor
Ottimo molto rilassante completamente naturista anche di notte durante l'estate continua...
6
Valalta campo naturista - Croazia
da alfreisender
son stato per l'ennesima volta a valalta..in bassa stagione è stupendo e si respra una vera aria naturista... iper consigliato continua...
7
Little Banana - Scíathos, Grecia
da Sunlovers699
Siccome ci piace prendere il sole nudi, questa spiaggia è semplicemente perfetta. continua...
8
Bolonia Beach - Costa de la Luz, Spagna
da utente di TripAdvisor
a sabbia è bianca, la spiaggia è lunga e il mare è blu crysta continua...
9
Spiaggia di Pampelonne- Saint-Tropez, Francia
da Thatldo
una delle più belle spiaggie che abbia mai visto continua...
10
Grand Saline Beach - St. Barthélemy, Caraibi
da Nelms
La nostra prima esperienza nudo. Non volevamo lasciare. E 'stato fantastico stare nudi. Era così libero e ho sempre considerato me stesso un puritano. continua...
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